Regia di Francesco De Robertis vedi scheda film
Durante la seconda guerra mondiale Gibilterra è un punto nevralgico per il controspionaggio fra le potenze italiana e britannica. Il ruolo chiave di tali contorte manovre spetta alla bella Danae, che favorisce l'esercito fascista poichè innamorata dell'ufficiale Lucci.
Francamente parlando, nel 1956 il pubblico (e il cinema) italiano non meritava un (altro, ennesimo) film che inneggiasse alle e onorasse le intrepide azioni degli ardimentosi soldati fascisti nel corso del secondo conflitto mondiale; non che La donna che venne dal mare sia un lavoro brutto o malfatto, ma presumibilmente il regista e sceneggiatore (insieme a Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile) Francesco De Robertis è arrivato in questo caso in ritardo di una buona quindicina d'anni, quando sugli schermi del Belpaese potevano essere proiettate solo pellicole rigorosamente autarchiche e patriottiche fino al midollo. La donna che venne dal mare, per non lasciare dubbi, si chiude con una didascalia che esplicitamente omaggia i valorosi soldati italici: ma non c'era bisogno, si era già largamente intuito tutto quanto nei precedenti novanta minuti di visione. Repubblichino e prima ancora regista di regime, De Robertis continuò a lavorare anche nel dopoguerra, proseguendo a sfornare film di guerra dal pesante sapore retorico, sebbene esteticamente non disprezzabili; in questa occasione ha per lo meno due interessanti 'effetti speciali' a suo favore e cioè le partecipazioni, in ruoli centrali del cast, di Vittorio De Sica e Sandra Milo (all'epoca, giovanissima e poco più che esordiente, ancora più bella che brava, va rilevato). Fra gli altri interpreti: Juan Calvo, Peter Lynn, Rossella Monti, Luciana Paoluzzi e Nino Milano. Ritmo altalenante e intreccio non molto entusiasmante; De Robertis chiuderà prematuramente la sua carriera e la sua vita di lì a poco: nel 1957 gira il suo ultimo film, Ragazzi della marina, e muore a soli 56 anni due anni più tardi. 3,5/10.
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