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Il ritorno di Casanova

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Il ritorno di Casanova

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL RITORNO DI CASANOVA.

Gabriele Salvatores sta facendo i conti con sé stesso, è troppo evidente.

E così dopo aver riletto il suo Kamikazen, rifacendo i Comedians di Griffith con una consapevolezza e una maturità diversa rispetto agli esordi con Il Ritorno di Casanova mette in scena la crisi di un regista che non accetta il tempo che passi e le regole che ci stanno dentro.

Partendo dal Ritorno di Casanova di Arthur Schnitzler, Gabriele Salvatores mette in scena due piani temporali paralleli con una realtà in bianco e nero molto felliniana e con chiari rimandi anche all’ultimo Innaritu e una finzione a colori con echi Kubrickiani fin dalla colonna sonora d’apertura che rimanda a Funeral of the Queen Mary di Henry Purcell da Arancia Meccanica e una messa in scena molto cinica che strizza l’occhio a Barry Lyndon.

Il film sulla crisi del più grande seduttore vivente diventa il pretesto per raccontare la crisi di un grande regista che vive con profonda invidia l’emergere del nuovo che avanza rappresentato da Lorenzo Marino, un talentuoso nuovo regista “Libero” che alla sua opera seconda è già pronto a prendersi il mondo e tutto quello che c’è dentro (evento ispirato dalla gelosia dello stesso Salvatores nei confronti di Paolo Sorrentino. E non credo sia un caso che il film sia stato sceneggiato con Umberto Contarello ossia lo sceneggiatore del regista napoletano e i protagonisti siano i due alter ego dei due registi ossia Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio).

E così in fase di montaggio le due storie si sovrappongono e l’ottimo Natalino Balasso, il fidato montatore Gianni, si trova a finire il film giusto in tempo per Venezia e contemporaneamente ad analizzare la crisi del suo amico regista che durante le riprese incontra una donna totalmente lontano da lui da fargli porre dei dubbi sul suo presente ma soprattutto sul suo immediato futuro.

Una crisi non solo esistenziale ma una crisi così profonda da ripercuotersi nel mondo tecnologico in cui il nostro Leo Bernardi si è isolato.

Gabriele Salvatores è bravissimo nel narrare due storie che si incrociano ma che mantengono un proprio stile e una propria personalità.

Personalmente ho amato la storia a colori perché ci regala un Fabrizio Bentivoglio perfetto nel calarsi nei dolori e nelle ansie di un Giacomo Casanova ancora non pronto ad accettare il tempo che passa e che combatterà con tutte le forze pur di vincere la sua personale sfida.

Ci vuole molto coraggio e personalità a recitare la scena del duello con due corpi decisamente imbolsiti e dove la vera virilità è rappresentata dalle spade e non dai membri flosci.

Toni Servillo invece rischia di farsi prendere un po’ troppo la mano dalla sua bravura ed effettivamente la sfida col giovane regista è priva di mordente. La Storia in bianco e nero è totalmente sorretta dalla bravura di un Natalino Balasso da premio e dalla freschezza di Sara Serraiocco.

Il Ritorno di Casanova è un film bello da vedere ma che lascia un po’ di amaro in bocca come se fosse mancata a Gabriele Salvatores la chiave giusta per poter dare una degna conclusione che solo un regista da Oscar poteva dare.

Voto 6,5 ma molto vicino al 7

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