Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Forse Antonioni è un regista molto più malvagio di quanto non sembri a prima vista: i suoi personaggi li tortura, chiudendoli dentro gabbie di rimorsi e svogliatezza e lasciandoli marcire là dentro fra autoconfessioni e deprimenti prese di coscienza. No, in realtà non è cattiveria: quei personaggi se le creeano da soli, le proprie gabbie. Hanno un mondo davanti e non riescono a scrutarlo con occhio ottimista; hanno un’esistenza da vivere e la vedono quasi come una condanna. A tal proposito, le parole che Monica Vitti pronuncia nel suo ultimo monologo sono inequivocabili.
Tanto scoraggiamento, ovviamente, non è campato in aria: trova le sue cause nel progresso tecnologico, mostro distruttivo che annienta ricordi e sfata i sogni. Un elogio della rassegnazione che non raggiunge nuove vette filosofiche per quanto riguarda il proverbiale pessimismo di Antonioni, ma rappresenta un tassello prezioso alla sua filmografia specialmente per quanto riguarda il lato formale.
tematiche intrecciate che stimolano continue riflessioni; ma su tutto regna il pessimismo. E' Antonioni, prendere o lasciare.
curiosa.
buona prova, a tratti eccellente.
capace come sempre di essere l'ideale musa del "suo" regista.
un po' inespressivo, ma efficace.
non male
brava
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