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Una vita non violenta

Regia di David Emmer vedi scheda film

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La recensione su Una vita non violenta

di FilmTv Rivista
8 stelle

A prima vista sembra uno dei tanti esordi italiani che affollano la fine della stagione, carino, esile che quasi si sfilaccia sullo schermo. Poi ti accorgi che, nonostante tutto, ti trovi davanti a un film che si rivela come una sorta di ricognizione su corpi e luoghi del cinema italiano a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, lieve e terribile allo stesso tempo. Tra le baracche e le bilance del litorale di Ostia non si ode più il vociare allegro delle comitive familiari che affollavano le spiagge d’agosto, né gli echi delle vite violente pasoliniane. David Emmer, figlio d’arte, ci consegna attraverso la vista del borghese Gianluca, perdente per vocazione già dal tifo calcistico («napoletano di nascita, romanista di adozione»), il ritratto di un paese che ha perso valori e rabbia e che vive di sogni e d’espedienti. Gianluca sogna di diventare guardia forestale, ma si ritrova a fare i conti con la dura realtà di uno sfratto che lascia lui e la madre in mezzo a una strada e solo grazie a un pescatore, che vive arrangiandosi più o meno onestamente, trovano rifugio in una baracca lungo il litorale di Ostia. Un piccolo film pieno di poesia e utopia, nel quale ritroviamo con piacere Ninetto Davoli e una bravissima Adriana Asti.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 28 del 2000

Autore: Fabrizio Liberti

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