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Dante

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Dante

di simonebulleri
7 stelle
Con l'affievolirsi della seconda pandemia di peste, che mieté 20 milioni di vittime in Europa, la decimata città di Firenze fa i conti con la propria coscienza, e accorda un perdono postumo a Durante degli Alighieri, morto in esilio per motivi politici. Incaricato di portare un guiderdone risarcitorio alla figlia superstite del Sommo Poeta, oblata in Ravenna, è messer Giovanni Boccaccio, adorante promotore dell'opera e della figura dantesca.
Sono stati molti i registi italiani che, nel '900, hanno saputo trasportarci indietro nel tempo, in modo autentico (o comunque seguendo l'idea di autenticità storica che uno ha più o meno in testa, per letture, visioni d'arte o studi). Olmi, Cavani, Montaldo, Magni, Monicelli e ne dimentichiamo qualcuno di certo. Nella lista manca Avati, e manca perché Avati è il presente, lo fa ancora oggi. Per nostra fortuna. Dopo pochi minuti di visione di questo suo bellissimo Dante, lo spettatore si ritrova immediatamente catapultato nel 1350, senza che l'incredulità venga mai a bussare alla sua porta.
Il merito è in parte del cast tecnico: l'accurata fotografia di Cesare Bastelli, le perfette scenografie di Laura Perini e Mattia Federici, i costumi di Andrea Sorrentino; e l'altra buona parte è del cast artistico, tutto assolutamente in parte e ben amalgamato fra vecchie glorie (Cavina - attore feticcio al suo ultimo film, Haber, Castellitto, l'immenso Mastelloni che fa l'odiato Bonifacio VIII) e giovani promesse (Pedetta, Gamba e Alessandro Sperduti, che restituisce molto bene l'immaginifica sensibilità del giovane Dante vitanovesco). Avati, grazie all'ottimo montaggio di Ivan Zuccon, e alla sua sceneggiatura asciutta e ispirata, padroneggia tutto questo gigantesco materiale con rispetto e cura.
Un film non è un saggio. Non può e non deve esserlo, per cui lasciamo volentieri le discussioni critiche sui contenuti culturali, e le fedeltà filologiche, a chi non capisce (o non vuole capire) la differenza fra un prodotto audiovisivo, che è sempre sintesi, e una dissertazione accademica.
Questo Dante avatiano è però, questo innegabilmente, uno stupendo viaggio sentimentale, fatto con amore e dedizione.
E per tutto quanto detto, questo è film da non perdere.
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