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Belfast

Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Belfast

di laulilla
8 stelle

Le discriminazioni xenofobe e razziali conseguenti al colonialismo inglese in terra d'Irlanda costituiscono i presupposti storici degli scontri sanguinosi fra i cattolici dell'IRA e i protestanti unionisti, avvenuti alla fine degli anni '60 dello scorso secolo.

Era nel programma politico dei primi ricongiungere le due Irlande, staccando l’Ulster dal regno Unito; mentre quello dei secondi era di cacciare i cattolici dall’Ulster unionista.
Politici e statisti, dunque, avevano in mente di decidere la sorte degli Irlandesi secondo logiche di potere e di dominio non del tutto e non sempre rispondenti  alla realtà.

Le ostilità e gli odi, infatti, dipendono molto dall’interpretazione dei fatti, dal giudizio soggettivo dal quale non sempre è possibile prescindere.

 

Belfast, la capitale dell’Ulster, accoglieva nei suoi quartieri sud occidentali una popolazione di cattolici e protestanti che non si odiavano, ma convivevano solidarizzando, nelle necessità, reciprocamente.

Kenneth Branagh, ricorrendo anche ai suoi ricordi di bambino, ci parla proprio di queste cose, rivissute attraverso gli occhi del protagonista di questo film Buddy (Jude Hill), il piccolo protestante - quasi il suo "doppio" - che con i suoi genitori e i suoi nonni abitava lì, accettato nella sua diversità, in un quartiere a maggioranza cattolica.

 

Il film è l’evocazione commossa della sua Belfast, la capitale dell’Ulster che aveva visto nascere e crescere Buddy che – è il 1969 – a nove anni, mentre giocava per la strada con i suoi amici, mescolandosi a loro allegramente, del tutto indifferente alle questioni dell’identità religiosa e dell’appartenenza nazionale, era stato colto di sorpresa dalla guerriglia degli unionisti e si era adoperato per aiutare, insieme a sua madre (Caitriona Balfe) i compagni in difficoltà.

La vita di Buddy era stata, fino a quel momento, contrassegnata  dal mondo semplice dell’amore familiare e delle amicizie di strada.


Egli vedeva il padre (Jamie Dornan) – carpentiere in Inghilterra – ogni due settimane soltanto.
Era stato, finora, l’incontro più atteso: le domenica con tutta la famiglia a godersi i suoi film, a incantarsi e a sognare, nel suo cinema-paradiso, il West degli eroi solitari e dei grandi spazi percorsi dai cavalli e dalle carovane…
La guerriglia urbana, che stava minacciando tutti, trasformava anche quei momenti così belli nella sensazione – quasi un incubo – di dover lasciare la propria terra, per andare verso luoghi più tranquilli in cui la famiglia riunita sarebbe vissuta per sempre felice e contenta.


Finora il suo affetto era andato alla mamma (Caitriona Balfe) – perennemente occupata a risparmiare per mettere ordine nei conti di casa appesantiti dai debiti – e ai nonni paterni: lei (Judi Dench), meravigliosa nel suo volto indurito dagli anni e dai dolori, ma ancora decisa a resistere nella città ostile, in cui aveva visssuto col marito (Ciarán Hinds) esperto tecnico amato da tutti e soprattutto da lui, in cerca di risposte, di consigli di rassicurazioni.

Ora che la vita di tutti era a rischio, era dolorosa per Buddy anche solo l'idea lasciare la sua Belfast, i suoi amici e persino la sua fidanzata – la compagna di classe che amava, e gli aveva fatto amare, Shakespeare, la nerd-del-primo-banco a cui lo legava una promessa d’amore eterno…


Eppure, era andata proprio così: solo la nonna era rimasta nella sua casa, dopo che se n’era andato l’uomo di tutta la vita, che poco prima di lasciare il mondo, aveva dispensato a Buddy l’ultima pillola di saggezza: è importante sapere chi si è, quali sono le proprie origini e conoscere la propria storia. E poi, pensare con la propria testa, abbandonando le fanatiche certezze dei troppi preti che non accettano gli uomini con tutte le loro imperfezioni. 

 

 

 

 

 

 

Un bel film, secondo me, girato quasi per tutta la sua durata in un raffinato bianco e nero e accompagnato dalla colonna sonora di Van Morrison.  Un film alquanto divisivo, almeno stando ai giudizi molto discordanti della critica.

Un film furbo? Un film opportunista?   Per me un film di bruciante attualità, molto emozionante in questi giorni in cui fanatismi e ideologie ripropongono vecchie tragedie, lutti e atroci dolori. 

 

 

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