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Licorice Pizza

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Licorice Pizza

di omero sala
6 stelle

 

locandina

Licorice Pizza (2021): locandina

 

Alana Kane, una venticinquenne di origine ebrea, e Gary Valentine, un quindicenne disinvolto e intraprendente, si incontrano e si innamorano nella San Fernando Valley del 1973, in California.

L’età diversa (più diversa forse da quella dichiarata dagli interessati), la provenienza disuguale, il carattere dissimile e le aspirazioni opposte rendono problematico questa scombinato intrecciarsi di una  relazione sempre in disequilibrio che porta i due ad avvicinarsi e allontanarsi, a cercarsi e respingersi, a trovarsi e perdersi con alti e bassi emotivi tipici di ogni adolescenza confusa (a 15 come a 25 anni).

 

Paul Thomas Anderson racconta questa storia con perizia.

Dal punto di vista formale utilizza gli stilemi iconici e narrativi degli anni ’70 e riesce a giocare con i colori, con i costumi (gonne-pantalone, stivaletti, camicie hawaiane,..), con le musiche, con le ambientazioni in modo da dare al film le caratteristiche dei filmetti degli anni ’70 (e a me è sembrato proprio di vedere un film di quegli anni!).

Dal punto di vista contenutistico, la trama ci offre un quadro tragicamente chiaro del mondo incoerente di allora, pieno di entusiasmi ingenui, di disinvolture impacciate, di voglia di strafare e di arrivare, fra commerci e politiche ciarlatane. 

La sintonia  tra forme e contenuti è perfetta.

L’originalità sta proprio nel raccontare di due destrutturati sfaldando la trama, pastrocchiando coi dialoghi, imbrogliando il montaggio, in modo che quelli che appaiono come difetti confusi  di mestiere diventano la connotazione chiara del film. 

Ci vuole una professionalità sofisticata (e un certo coraggio) a rappresentare l’emotività incerta di due ragazzi facendoli agire e parlare in modi incoerenti in un piccolo mondo pieno di stimoli contrastanti, di mistificazioni, di colpi di scena. 

Forse è per questo che il film per raccontare storie sbalestrate viaggia fuori asse; per questo le sorprese si succedono affannose e frenetiche; per questo le emozioni, narrate o suscitate, sono spiazzanti. Non si capisce mai dove la storia di questi due scombinati possa andare a parare: i momenti di tenerezza (ce ne sono!) vengono continuamente disinnescati; quando le cose sembrano funzionare (le sdolcinature sono sempre in agguato) succede subito qualcosa che manda tutto all’aria; ogni inizio di idillio viene subito disturbato o interrotto per futili motivi; anche se poi ogni frattura trova una sua strana ricomposizione (che - comunque - si rivela precaria). 

Per tutta la durata del film, l’unica certezza è l’incertezza; la nota dominante è la dissonanza; il collante è l’incoerenza.  

In contrapposizione alla confusione e alla inquietudine dei ragazzi - sempre sognatori vitali ed in fase espansiva-  troviamo gli adulti  spenti fino alla stupidità o alla cialtronaggine più ridicola.

Così va il mondo. Da sempre.

 

Il regista procede imperterrito in questa narrazione disorientante; e in certi momenti si ha come l’impressione che non sia lui il narratore demiurgo onnisciente, ma semplicemente un testimone che assiste impotente allo svilupparsi vertiginoso di eventi che trovano la loro strada in un quadro che si sfalda senza armonia.

I due personaggi, che a prima vista sembrano molto determinati, si sfiancano a cercare un loro equilibrio interiore e un minimo di stabilità nella loro relazione (negata-cercata, snobbata-agognata, temuta-inevitabile, necessaria-futile). E in alcuni momenti appaiono incerti fra il rispettare il cliché sul quale sono stati creati o il trasgredirlo per uscire dalla parte, assecondare un sogno e decidere meno confusamente una loro vita!

 

Ovviamente, in una condizione così caotica, anche lo spettatore si perde nelle false piste di un labirinto ingarbugliato: e ad un certo punto si stanca a cercare i fili di senso di una trama così sfilacciata e si ritrova ad  aspettare che le relazioni trovino un loro equilibrio, che le storie prendano una loro direzione precisa, che i nodi si sciolgano, che si giunga a un epilogo finale, tragico o lieto, purché conclusivo. 

 

Ci sono nel film due cliché ricorrenti che hanno certamente delle valenze metaforiche potenti e possono offrire chiavi di letture interessanti: uno è dato dal ripetersi di immagini riflesse, l’altro è dato da frequenti scene in cui i protagonisti corrono. 

Le immagini riflesse le troviamo in specchi da toilette, specchietti retrovisori, specchi di bagni, di salotti, di bar e sale giochi, vetrate, vetrine, …

Le corse si ripresentano in ogni momento quando i due protagonisti corrono per sport o per spostarsi, per rincorrersi o per corrersi incontro; sempre in movimento, sempre  in fuga da qualcosa o all’inseguimento di qualcos’altro.

 

Tre annotazioni finali e marginali. 

Il titolo - Pizza alla liquirizia - indica i vinili.

Cooper Hoffman, il giovane protagonista di nome Gary, è interpretato dal figlio di Philip Seymour (e si vede). 

Il suo personaggio si ispira curiosamente ad alcuni dettagli della biografia di un altro attore bambino che come lui si chiama Gary (di cognome Goetzman) che ha recitato in Appuntamento sotto il letto, un film del 1968 diretto da Melville Shavelson con Henry Fonda. Anche il vero Gary Goetzman, come il Gary del film, ha venduto materassi ad acqua e ha gestito delle sale giochi; e da grande è diventato un importante produttore cinematografico che ha prodotto, fra l’altro, Cast Away di Robert Zemeckis (film del 1998 con Ton Hanks) e ha lavorato molto anche con Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti, del 1991 e Philadelphia, del 1993), del quale il nostro Anderson è stato collaboratore (e il cerchio si chiude!).

 

Infine il regista Paul Thomas Anderson, americano, non è da confondere con l’ottimo Wes Anderson (regista, sempre americano, autore dello straordinario film Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore, del 2012), né col geniale Roy Andersson, svedese, autore dello straordinario Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza del 2014. 

Nel film appare anche Tom Waits. Se non lo conoscete è grave!

 

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