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Killers of the Flower Moon

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Killers of the Flower Moon

di Luis
8 stelle

Questo film sembra dirci che per interpretare cinematograficamente l'ambiguità umana, il male viscerale celato dietro la falsa maschera del sorriso, dell'amore, dell'amicizia, occorra il sacrificio di un interprete capace di trasferire, di rendere visibile e insieme sfuggente ogni minima cosa sul suo stesso volto, nella sua stessa anima, in ogni inflessione di voce, in ogni parola e pensiero pronunciati, in ogni sguardo diretto o sfuggente, in modo che non sia abbia più un attore, né un interprete, bensì una sorta di doloroso "miracolo" dell'incarnazione dove viene sacrificata inoltre la persona "privata" che veste i panni del personaggio principale.
Siano lode e gloria all'"agnello (auto)sacrificale" Leonardo Di Caprio, tra i migliori attori della presente epoca cinematografica.


Idem: per tracciare un profilo psicologico di un personaggio estremamente complesso, sfuggente e contradittorio, di una doppiezza scandalosamente putrida, insondabile, inespugnabile, apparetemente forte e determinata, invero debole e insignificante, irrisolta e cotarda, occorrerà affondare il bisturi letterario e registico nei recessi più misteriosi e nascosti della psiche umana, negli abissi in cui si cela il male per riportarlo in superfice rendendolo visibile. Stessa cosa sarà valsa per i profili caratteriali e psicologici di ogni altro personaggio: comprimari, secondari.
Mentre il fine di tutto questo non sia per condannare ed insistere con i toni del sentimentalismo, bensì per mostare mentre sarà lo spettatore "disorientato", annichilito, "provato" ma arricchito dall'esperienza visiva, a definire i propri ordini etico-morali, politici, sociali, esistenziali, antropologici e razziali.

Siano lode e gloria all'Esperienza insigne del grande  edificatore delle cose cinematografiche che ha per nome Martin Scorsese, regista e co-sceneggiatore di un film dell'anima nel quale ritrova il suo magistero.

Scorsese e Di Caprio già a fronte di questo specifico, "titanico" aspetto filmico assicurano la riuscita dell'opera in misura di un buon 50%, come dire che basterebbe questo per poter decretare la totale riuscita cinematografica. Mentre invece... 

... per quanto riguarda i linguaggi registici, l'anima del film arte dell'immagine che si avvale anche dei testi, il "girato" - le tecniche proprio non si vedono né si devono vedere: questo fa il grande regista -, la cosiddetta messinscena, il montaggio, la fotografia così naturale, mai leccata, mai "vanitosa", idem le musiche di Robbie Robertson (The Band) sottolineatura dei sentimenti e delle drammatiche e mutevoli situazioni, ambientazioni, vari "mood" espressivi, atmosferici, etc), Scorsese lavora di plastica armonia immaginifica, visiva e visionaria, con la perizia formale ed espressiva del grande artigiano il quale,  insieme agli altri cineasti "sopravvissuti" entrati nella nuova "età dell'innocenza", seguita a fare la grande storia del cinema.

Se questo fosse poco.., se ciò non servisse a rendere il film meno noisoso, appunto che gli viene rivolto da più parti, non solo in virtù della esuberante durata che ci sta tutta, potremmo provare a chiederci se la noia a volte non sia nello spettatore abituato ai ritmi dei film bim-bum-bam e delle serie televisive a cui si chiede intrattenimento e null'altro di sostanziale su cui riflettere mettendo in moto anche  l'intelligenza e il sentimentono a convivere con la "primitiva" emozione.

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