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Madres paralelas

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su Madres paralelas

di marcopolo30
6 stelle

Un Almodovar un po' diverso che per una volta fa un film apertamente politico. O meglio: realizza uno dei suoi soliti, eccellenti melodrammi incrociandolo però a vicende di attualità politica. Peccato che tale incrocio risulti però alquanto posticcio. VOTO: 6

Per comprendere appieno l'ultimo lavoro di Don Pedro Almodovar bisogna ubicarsi nel momento politico in cui è stato scritto e in quello storico a cui fa riferimento. Ed è questo certamente un elemento nuovo per un autore il cui cinema non è mai stato un manifesto politico. E allora 'ubichiamoci': com'è noto (spero), la Spagna è stata governata dal caudillo Francisco Franco dal 1939, anno in cui i suoi uscirono vincitori dalla sanguinosa guerra civile, fino al 1975, anno della sua morte. Contrariamente a quanto accaduto alla stragrande maggioranza dei dittatori, Franco non morì né giustiziato né suicida né in esilio, finì invece i suoi giorni nel suo letto, ottantatreenne, dopo una lunga malattia. Per inerzia, insomma. Gli successe la monarchia, nella persona del giovane Rey Juan Carlos I, con il compito di portare a termine il processo di transizione ad una piena democrazia. Facciamo fast-forward di una trentina di anni. Anno 2007, viene finalmente approvata la tanto agognata “Ley de memoria historica”, con la quale il governo socialista di José Luis Zapatero sperava di mettere la parola fine, una volta e per tutte, al franchismo, vietandone l'apologia e promuovendo invece la memoria delle vittime della sopracitata guerra civile. Le ragioni per cui in Spagna ci vollero 32 anni per ottenere qualcosa apparentemente così scontato mentre ad esempio in Italia ne venne approvata una simile subito dopo la nascita della Repubblica, vanno evidentemente cercate proprio in quella transizione 'pacifica' che mantenne quindi innumerevoli franchisti in posti chiave del potere. Non solo. Nonostante fossero ormai passati così tanti anni, tale legge venne comunque osteggiata dalla destra e alla fine approvata con un testo finale che scontentò i più. Secondo fast-forward. Anno 2020, il governo socialista presieduto da Pedro Sanchez presenta un nuovo disegno di legge che dovrebbe ampliare, rimpiazzandola, quella legge del 2007. Ed è in tale quadro politico che -secondo me per pura coincidenza- vede la luce “Madres paralelas” di Almodovar. La legge proposta da Sanchez andava ben oltre la precedente, magari sperando che gli ormai 45 anni passati dalla morte di Franco potessero essere distanza sufficiente affinché, citando De Gregori, nessuno si sentisse escluso. Speranze naturalmente vane giacché la destra si mostrò per l'occasione ancor meno disposta che non nel 2007. Il film di Almodovar prende in tal senso posizione fermamente a favore di tale legge, incrociando il melodramma che aveva in cantiere a una vicenda di -appunto- recupero della memoria storica delle vittime del franchismo. Encomiabili quindi le intenzioni ma non altrettanto il risultato. L'intera vicenda sembra infatti posticcia e infilata a forza in un film sulla cui economia del racconto non influisce minimamente. E l'impaccio di un Almodovar che fa per una volta il Ken Loach traspare ad esempio nel dialogo posticcio nel quale l'archeologo, citandoun Mariano Rajoy verso il quale non nutre evidentemente grandi simpatie,lo chiama «El Presidente Rajoy». Sarebbe come se citandotra amici una poco fortunata uscita della premier italiana attuale uno dicesse «La Presidente Meloni ha dichiarato che...». Ancora peggio nel finale, con scena madre che sembra uno spottone pubblicitario. Per il resto, che dire, il melodramma nucleo del film è di prim'ordine, ma d'altronde Almodovar è maestro assoluto del genere e sarebbe ormai in grado di scriverne (e portarne in scena) uno di eccelsa fattura in dieci minuti netti. E “Madres paralelas” non fa in ciò eccezione, aiutato peraltro dalla solita, magnetica Penelope Cruz, vera musa del regista manchego. Nel complesso non siamo di fronte a una delle migliori opere del regista, ma direi che comunque il film val bene una visione.

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