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Anima persa

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Anima persa

di maso
8 stelle

 

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Dino Risi si sgancia dalla commedia all'italiana e percorre la strada del mistery con venature horror adattando il bel romanzo omonimo di Giovanni Arpino cambiando alcuni particolari anche evidenti della trama oltre all'ambientazione torinese, sceglie infatti una più atmosferica Venezia che è ormai un palcoscenico rodato per il genere thriller, basti pensare all'indimenticabile capolavoro Don't look now di Nicolas Roeg, il nostrano Chi l'ha vista morire di Aldo Lado ma anche Nudo di donna con Nino Manfredi.

Tino adolescente timido e inesperto con le ragazze si trasferisce a Venezia per frequentare un istituto d'arte, lo ospitano gli zii Fabio ed Elisa nella loro grande ma fatiscente casa piena di cuniculi e stanze chiuse a chiave, il ragazzo fin da subito percepisce un'atmosfera decadente e una morbosa tensione fra i suoi zii ma ciò che più lo disturba è uno strano rumoreggiare che proviene dalla stanza sopra a quella dove dorme, Elisa lo esorta a non curarsene ma la domestica gli rivela un inquietante segreto e cioè che quella stanza proibita in cima alle scale è occupata dal fratello gemello impazzito dello zio Fabio che vive come un recluso e al quale non viene fatto mancare niente prostitute incluse ma questo non è l'unico mistero che si nasconde nella trama.

 

 

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Risi azzecca il giusto punto di fusione fra romanzo di formazione, visto che la prospettiva è quella di Tino, e il thriller in cui serpeggia la presenza inquietante ed ingombrante del gemello pazzo che noi osserviamo attraverso lo spioncino della porta e bisogna ammettere che le grida e le smorfie sciornate da Gassman attraverso la lente anamorfica scelta dal regista riescono a spaventare lo spettatore, come detto poi Venezia con quel suo aspetto malinconico favorisce il messaggio disperato del racconto che è quello di non poter accettare razionalmente lo sfiorire dell'amore, la perdita dell'innocenza, l'appassire della giovinezza ed una incontrollabile pazzia che aleggia su di una incombente vecchiaia preludio alla morte.

Una delle più grandi interpretazioni di un Gassman a due facce assolutamente inquietante nel ruolo del pazzo recluso che sa però nascondere bene il fuoco sotto la cenere dello zio Fabio per poi sprigionarlo con il giusto dosaggio nel progredire del racconto fino al bellissimo monologo finale ma è chiaro che anche i meno scaltri all'urlo della parola "Eufrasio" e osservando bene la sequenza della notte brava in locali e casinò di Tino e zio Fabio potranno captare l'inghippo.

Il colpo di scena finale è tutto sommato imprevedibile ma neanche troppo digeribile tanto che se non sbaglio non proviene dal romanzo ma è una trovata di sceneggiatura.

Algida e passiva la Deneuve fa bene il suo personaggio senza strafare, adeguato al ruolo Danilo Mattei ma si poteva trovare di meglio mentre è un piacere rivedere Anice Alvina nel ruolo di Lucia la modella pittorica che scatena le prime pulsioni in Tino e l'amarezza dei ricordi in zio Fabio: ha come sempre un sex appeal transalpino tutto suo che favorisce fortemente la sua caratterizzazione che si impenna appena entrata in scena con un nudo integrale disinvolto e stuzzicante per poi stemperarsi al saluto finale in cima al ponte.

Musica di Francis Lai.

 

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 Danilo Mattei e Anice Alvina

 

 

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