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Round Midnight - A mezzanotte circa

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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La recensione su Round Midnight - A mezzanotte circa

di passo8mmridotto
7 stelle

Ispirato alle tragiche vite del pianista Bud Powell e del sassofonista Lester Young, questo splendido film è un commosso omaggio al jazz, tant'è che nel cast sono presenti anche attori jazzman del calibro di Herbie Hancock, Wayne Shorter, Bobby Hutcherson, Billy Higgins, Ron Carter e altri.

La storia che vede protagonista il grande sassofonista Dale Turner (Dexter Gordon) inizia a Parigi nel 1959, anno in cui il musicista di jazz decide di tornare nella capitale francese. Ha un buon contratto, ma il suo fisico è minato dall'alcol e indebolito dalla stanchezza esistenziale.

Francis Borier (Francois Cluzet) è un suo grande ammiratore, possiede tutti i suoi dischi, ma non può permettersi il lusso di andare a sentirlo nel locale dove il suo idolo si esibisce, il "Blue Note", per cui si accontenta di ascoltarlo seduto sul marciapiedi all'esterno del locale. Borier è un grafico pubblicitario squattrinato, divorziato e con una figlioletta a carico.

Una sera, prende coraggio e si presenta al musicista dopo la sua esibizione al "Blue Note". In breve diventano amici, Borier si prende cura di Dale, gli impedisce sin che può di avvicinarsi all'alcol, lo sprona a creare nuovi arrangiamenti e gli inculca quell'ottimismo che ormai per Dale era pura utopia.

Ma dura poco, Dale vuole ritornare a New York, e Borier, pur di non allontanarsi da lui, decide di accompagnarlo, ma ovviamente non potrà trattenersi in America, ha l'impegno di sua figlia e non gli piace l'ambiente in cui Dale si muove.

Ritorna a Parigi, e dopo poco tempo arriva la triste notizia che Dale è morto.

Bertrand Tavernier ha diretto magistralmente questo film, che non è necessariamente soltanto per gli amanti del jazz.

Nel 1973 aveva diretto il suo primo successo, "L'horloger de Saint-Paul), seguito da "Le judge et l'assassin" (1976) e "La mort en directe" (1979).

Sceneggiato da David Rayfel e dallo stesso Tavernier, il film si avvale della supervisione musicale di Herbie Hancock, vero "mostro sacro" del jazz.

 

 

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