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La folle vita

Regia di Raphaël Balboni, Ann Sirot vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La folle vita

di yume
7 stelle

A volte tuona, a volte piange, a volte ride e fa follie.Cosa? La vita

locandina

La folle vita (2020): locandina

Partiamo da Vivaldi, senza di lui non c’è il film

Le quattro stagioni - Estate

Un pastore travolto dalla tempesta

Il contrasto tra tempi allegri iniziali e finali e i lenti centrali, dominati dal violino solista che intreccia la sua voce a quella dell’orchestra che funge da massa sonora è quello che Vivaldi creò per dare voce all’ Estate, “… dura staggion dal sole accesa”. E’ la cornice, o, meglio, il campo sonoro all’interno del quale si svolge la vicenda di Alex e la fidanzata Noéme, Suzanne, madre di Alex, e la varia umanità che sempre circonda il nostro vivere quotidiano.

E mentre:

Zeffiro dolce spira, ma contesa
Muove Borea improvviso al suo vicino;
E piange il Pastorel, perché sospesa
Teme fiera borasca, e ‘l suo destino”

accade proprio così ai nostri eroi, la “languidezza per il caldo” e l’afa opprimente dei mesi estivi cede ai grandi nuvoloni grigi  che si avvicinano minacciosi, tanto da oscurare il sole, mentre il pastorel è travolto dal “timore dei lampi e dei tuoni” e dal  “tempo impetuoso d’estate” .

Allo stesso modo i nostri eroi saranno trascinati come foglie secche dal turbine della vita che, però,  prima o poi si acqueta e  “ passata è la tempesta: odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la via, che ripete il suo verso.

Purtroppo il turbine stavolta è una di quelle malattie sempre più frequenti, la demenza senile, detta elegantemente anche demenza semantica, un modo come un altro per dire che il cervello si sta spappolando, o restringendo, la calotta esterna si sclerotizza e lo comprime  e la persona si chiude ogni giorno di più in una gabbia d’incomunicabilità con il resto del mondo. Non c’è cura, sintomi impercettibili all’inizio, man mano il quadro clinico peggiora fino a rendere ingestibile il malato. E prima o poi sorella morte sarà così gentile da toglierlo di mezzo perché, come giustamente dice il Poeta, “beata se te d’ogni dolor morte risana”.

scena

La folle vita (2020): scena

Dunque, all’inizio va tutto a gonfie vele per Alex, il figlio, tipo un tantino mollaccione e la bionda fidanzata Noéme, dolce, arguta ed evidentemente innamorata. Insomma, una coppia mediamente assortita che vorrebbe un figlio. Vanno pertanto dal ginecologo e la ripresa frontale con medico fuori campo apre il film che si qualifica subito come abbastanza surreale.

Perché?

Perché gli raccontano come si accoppiano (lei, lui è imbarazzato non poco) e vorrebbero consulenza sulle posizioni da assumere per facilitare l’impresa. La donna è accurata nei particolari delle loro performances, lui vorrebbe sprofondare, il ginecologo è parco di parole, probabilmente sta cercando di non scoppiare a ridere.

Stacco, seguono momenti di vorticosa vita familiare, nulla di speciale, tutti hanno un gran da fare, come sempre, ma chi batte tutti è la matriarca, vedova ipercinetica, galleria d’arte contemporanea al suo attivo (una incomprensibile installazione sulla permanenza/ impermanenza  diventerà simbolica con lo scorrere del film e così acquisterà un senso), donna spiritosa e tuttologa che il figlio vorrebbe contenere un po’ non riuscendoci.

La scena dell’acquisto materasso e lenzuola floreali (vedi locandina del film), regalo di mammà a cui il povero Alex non riesce ad opporsi, è significativa per capire il loro trend di famigliola borghese benestante con bella casa e ampio giardino dove scorrazzare felici.

scena

La folle vita (2020): scena

Ma c’è un ma: nubi minacciose si accalcano all’orizzonte e il bel quadretto tra comico e spensierato è destinato a corrompersi. La madre dà segni sempre più evidenti e incontenibili di demenza semantica, diventa una mina vagante, distrugge la vita dei suoi cari, Alex e Noéme sospendono le prove tecniche di trasmissione del seme nelle ovaie, far nascere un figlio in quella situazione non è il massimo e così la coppia comincia ad allontanarsi.

Ma dopo la tempesta c’è sempre la quiete, macerie ovunque ma anche tanta voglia di andare avanti, perché nulla è più vero del famoso detto “La vita continua” presente in ogni lingua.

Un figlio nasce, nonostante tutto, si impara a convivere con i propri disastri, la malata è sempre malata ma il prato è ampio, la casa è grande e confortevole, pensate a quelle stanzette quattro per quattro in quegli orribili hospice per anziani dove non ti puoi neanche  muovere! E forse è giusto così, morire da poveri è una gran seccatura, si sa

Nel frattempo l’installazione si è completamente sfaldata dimostrando la verità dell’ impermanenza..

C’è ironia in questa opera prima dei due registi belgi? Crediamo di sì, ma senza note acute e dissonanti, come la stagione di Vivaldi, che incanta e dà i brividi.

L’ ottima scelta musicale accompagna le immagini e le ricrea a sua somiglianza, “ il dolce rumore della vita”, come lo chiamava Sandro Penna, a volte tuona, a volte piange, a volte ride e fa follie.

La folle vita, appunto.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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