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Una donna di notte

Regia di Nello Rossati vedi scheda film

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La recensione su Una donna di notte

di Dik
2 stelle

Girato nella Capitale con pochi soldi ed ancor meno ricavi, un film erotico passato quasi inosservato ai tempi e dimenticato in fretta, nonostante la produzione abbia imposto il sottotitolo “Porno romanzo d’amore” (o “d’autore”… notare già che approssimazione!) e lo abbia ridistribuito, qualche tempo dopo, come “I pornogiochi di una donna di notte”. Il soggetto di Roberto Gianviti, Paolo Vidali e del regista, ha la buona idea, anche se non originale, di intrecciare fantasia (del romanzo) e realtà (dello scrittore) in un labile confine che va a scomparire nel finale. Ma la lungimiranza si ferma qui. La sceneggiatura poi (degli stessi autori del soggetto), ci va giù pesante con volgarità ed allusioni piuttosto esplicite, non risparmiando nulla alla protagonista (perennemente nuda), neppure l’incontro con George Wilson che, dopo aver fatto perdere le tracce della propria “appendice”, ha fatto fortuna come pornostar col nome di Ajita Wilson. Una pessima operazione commerciale che non ha dato frutti, anche perché c’è più erotismo nelle celeberrime doccie della Fenech (Edwige Sfenek) o della Bouchet (Bärbel Gutscher), icone delle tanto vituperate commedie sexy, che nei 90 minuti di questa pellicola; non basta spogliare meccanicamente tutte le donne che capitano a tiro! Da manicomio i dialoghi. La conturbante Lorraine De Selle, in una delle sue rare uscite da protagonista, recita tanto come quando faceva la comparsa e, quando le tocca, è costretta a dire delle gran banalità. Chi parla tanto e a sproposito è Otello Belardi, che così facendo non può nascondere la sua mediocrità come attore, mentre Sandro Ghiani, buon caratterista che, nei suoi personaggi, ha sempre enfatizzato e sempre enfatizzerà la sua cadenza sarda, deve recitare in veneto! Praticamente impossibile reperire una copia integrale del film (la versione televisiva è tagliata di almeno dieci minuti), anche perché, finora, nessuno è stato così masochista da tentare la produzione di un VHS prima ed un DVD poi. Musiche di Gianfranco Plenizio, il quale, nelle pellicole un po’ più pruriginose, si firmava come G. Ployer.

 

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