Espandi menu
cerca
L'isola dei morti viventi

Regia di Bruno Mattei vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giurista81

giurista81

Iscritto dal 24 luglio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 30
  • Post -
  • Recensioni 2052
  • Playlist 109
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'isola dei morti viventi

di giurista81
5 stelle

Occasione semi-mancata da Bruno Mattei, alias Vincent Dawn, che torna all'horror col piglio di chi vorrebbe lasciare un qualche segno, ma riesce solo a fare fracasso. Farà meglio l'anno seguente col più convenzionale e assai più quadrato Zombie: La Creazione, pellicola maggiormente curata anche nella messa in scena e nella regia.

L'arrivo di Antonio Tentori alla sceneggiatura porta una ventata di aria fresca e di cultura narrativa mai respirata nelle opere di Mattei. Purtroppo il risultato che ne deriva non è affatto bilanciato pur dando vita alla sceneggiatura più originale avuta a disposizione da Bruno Mattei, solito lavorare con veri e propri plagi. Dopo un curioso prologo in costume abientato nel 1688, si passa a uno zombie movie che prende l'abbrivio stile After Death (1990) di Fragasso. Un manipolo di sette cercatori d'oro naufraga su un'isola apparsa dal nulla sebbene sulle mappe non ve ne sia traccia. A capitanare il gruppo c'è l'italiano Gaetano Russo (attore di c-movies) che interpreta un personaggio dall'improbabile nome di "Capitano Kirk". Si riconosce poi il bravo Jim Gaines (che si chiama Snoopy), altra vecchia gloria degli z-movie anni novanta e fine ottanta, oltre all'orientale Yvette Yzon qua più in palla che nel successivo capitolo della serie. Questi tre se la cavano benino, cosa che invece non si può dire per gli altri, specie i pessimi Ydalia Suarez (espressioni da sberle) e lo sconosciuto Thomas Wallwort. Per fortuna il doppiaggio, all'altezza della situazione, evita grossi tracolli. Purtroppo a creare i problemi sono i dialoghi (a tratti idioti) e soprattutto gli atteggiamenti dei naufraghi che rimasti senza imbarcazione (distrutta dall'addetto ai motori che, per sottrarsi dagli zombi, ha premuto il pulsante di autodistruzione!?) pensano bene di andare a zonzo per l'isola sebbene la stessa sia popolata di zombi. Inutile sottolineare che le loro armi, pistole e fucili a pompa, sparano all'infinito senza dover esser mai ricaricate, manco avessero avuto intenzione di recarsi alla conquista di un fortino militare.

Non si contano poi gli omaggi ai vari Zombi 2, After Death (ci sono citazioni ai testi magici del Necronomicon e del De Vermis Mysteriis, pseudobiblia ideati da Lovecraft e buttati nel calderone perché fa più fico) e persino Virus (scena di Garofalo che fa l'idiota davanti a un nugolo di zombi e viene poi morso e sormontato dagli stessi). Invedibili alcune sequenze, tipo un tizio che lotta a colpi di karate contro uno zombie. Curiose invece alcune soluzioni non sviluppate nel corso della trama e non più riproposte, come la scena in cui uno zombie subisce l'amputazione di un braccio a causa di un fucilata, ma subito vede ricrescere l'arto perduto dalla ferita. 

Viene messa davvero troppa carne al fuoco. La voglia di fare un horror che possa piacere agli appassionati c'è e l'impegno si percepisce, ma manca una bussola orientativa. La sensazione è che Tentori abbia incontrato resistenze in fase di traduzione in linguaggio filmico di quanto era stato steso in sceneggiatura. Ne viene fuori un frullatone che parte in un modo e poi procede in un altro. L'isola infatti non è popolata solo da zombi di origine caraibica (vaghi riferimenti voodoo) come si intuisce a inizio film, ma è colpita da una maledizione vera e propria che fa sì che vi siano anche vampiri, scheletri deambulanti, creature che escono dai quadri e si presentano nello splendore di un tempo salvo poi trasformarsi in demoni e ancora fantasmi, creature mummificate che parlano e raccontano fatti. In tutto questo viene anche inserito l'ambito tesoro di un galeone scomparso nel seicento. Insomma, ce n'è per starsene ben riuniti in un posto ben preciso e proteggersi l'uno con l'altro. E invece cosa fanno i protagonisti? Esatto, si dividono e vanno in giro per conto proprio all'interno di una struttura in cui ardono misteriosamente le candele che corredano i candelabri (nonostante il luogo sia fantasma da oltre trecento anni). Scheletri e sculture che raffigurano la morte tappezzano le stanze, tra scalinate e corridoi popolati da ratti. La fatiscenza dei luoghi non spaventa gli ospiti. C'è persino che si scola del vino del seicento da delle botti trovate nelle cantine, citando Poe e il racconto il Barile di Amontillado senza che lo stesso abbia alcuna attinenza ai fatti. Mattei non resiste alla tentazione di mostrare un bicchiere pieno zeppo di vermi brulicanti in omaggio a La Fattoria Maledetta.

Le voragini narrative sono molteplici e rendono non semplice il lavoro del montaggio. Fitte nebbie, anche di giorno e sotto il sole, investono di continuo le esterne. Ciccarese alla fotografia da il meglio nelle notturne, mentre non convince alla luce solare. Ottimo il make up e l'effettistica gore, con diverse soluzioni splatter tra teste che scoppiano, busti divisi in due e diversi lembi di carne squarciati a morsi. La musica è più che sufficiente.

Da segnalare il finale non in linea rispetto al prologo del successivo film che seguirà cliché e impostazioni diverse, lontane dalle atmosfere occulte per abbracciare la componente fantascientifica. In definitiva L'Isola dei Morti Viventi è un horror per gli amanti del genere, non privo di un certo fascino, ma con notevoli problemi di bilanciamento in sceneggiatura e con dialoghi e caratterizzazioni da schiaffi. A ogni modo è sicuramente tra i lavori più riusciti di Bruno Mattei che farà meglio col successivo Zombie: La Creazione.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati