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The Hatching - La forma del male

Regia di Hanna Bergholm vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Hatching - La forma del male

di axe
6 stelle

Tinja è una ragazzina dodicenne vittima della madre, la quale, donna ambiziosa, la costringe ad intensi allenamenti ginnici, spronandola affinchè migliori sempre più e sia in grado di primeggiare nelle competizioni. La madre, nonostante abbia un amante, ama rendere pubblica la vita della propria famiglia - presentandola come tendente alla perfezione - mediante una presenza costante sui social network. Un giorno, la madre spezza il collo di un corvo entrato nella loro casa; l'animale ferito si trascina nel bosco adiancente l'abitazione, ove è raggiungo da Tinja, che lo finisce. In prossimità, trova un uovo. Lo porta nella sua camera, e, di nascosto, inizia a covarlo. L'uovo cresce di dimensioni, fino a schiudersi. La creatura che ne esce è un essere antropomorfo il quale, gradualmente, acquisisce le sembianze di Tinja, ed aggredisce con crudeltà chiunque interferisca con il suo benessere o il suo successo. L'orrore descritto in "The Hatching", opera di produzione finlandese diretta dalla regista Hanna Bergholm, non è la creatura che viene alla luce, bensì il contesto familiare entro il quale tale entità s'inserisce. Il papà di Tinja è un uomo paziente e passivo, tanto da sopportare il tradimento della moglie, del quale è al corrente; Matias, altro figlio della coppia, è un bambino apparentemente poco sveglio, egoista, rancoroso. Tinja, pur assecondando la madre, non è "allineata" alla sua volontà. Di tutto ciò, il mondo esterno non sa nulla; la frenetica attività sui social network della mamma di Tinja mostra una famiglia perfetta, felice, benestante, affiatata. La freddezza con la quale la donna, ad inizio racconto, spezza il collo del volatile, colpevole di aver violato la perfezione della sua abitazione, lascia immaginare la sua spregiudicatezza; ella tormenta la figlia - esteriormente "inappuntabile", in realtà sofferente di bulimia e troppo "umana" per i canoni materni - affinchè migliori sempre di più le prorie abilità ginniche; sembra voler prendere il controllo anche della vita dell'amante e della di lui figlia; esprime o concepisce odio per ogni elemento che possa intralciare i suoi progetti. Questo atteggiamento si riflette nelle azioni del "mostro". La creatura, cui la ragazzina dà il nome di Alli, agisce su impulso del pensiero della stessa Tinja, ma così come farebbe la madre, con estrema violenza, tale da nauseare la stessa giovane, la quale, sentendosi madre dell'entità, tenta fino all'ultimo di proteggerla. Tinja, a causa della sua bontà innata, muore. Dalle sue "ceneri" Alli trae nutrimento, completando la metamorfosi in essere umano. Alli diventa dunque creatura degna della figura materna; bella, bellissima ma freddamente malvagia. Dalle ultime inquadrature deduciamo che questa idea si fa largo nella mente della donna - causa di tutto il male raccontato nel film - tanto da consentirle di accettare Alli come figlia. Gli eventi si susseguono con una certa rapidità; la narrazione è tuttavia compassata, non sempre coinvolgente, anche complice un doppiaggio non eccezionale. Buone prestazioni per gli interpreti dei ruoli principali. Il doppio ruolo di Tinja / Alli è di Siiri Solalinna, convincente sia nelle vesti dell'infelice ginnasta, sia in quelle del suo alter ego ferino. La mamma, sempre sorridente, il più delle volte falsamente, mai cheta, soggetta ad improvvisi scoppi d'ira, è impersonata da Sophia Heikkila. La vicenda è ambientata in una sorta di città ideale, costituita da piccoli edifici e belle casette immerse nella natura. Dietro le apparenze di idillio fermentano invidie, rancori, noia, disagi dell'animo che non trovano possibilità di sfogo e, tanto meno, di cura. Da tutto ciò nasce l'orrore, di cui metafora è la genesi della creatura contenuta nell'uovo, la quale diventa via via più pericolosa - non a caso - man mano che matura sembianza umana.

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