La recensione su Finch

di alan smithee

6 stelle

Il sole ci avrà sterminato in un prossimo, inquietante futuro, ove un intraprendente ingegnere robotico si trova a combattere la sua quotidiana lotta contro una sopravvivenza sul pianeta ormai sempre più ardua.

Temperature diurne oltre i sessanta gradi si alternano a rigidità notturne egualmente senza scampo per la vita.

L'uomo ha accettato la sua solitudine, ma quello che lo preoccupa è, considerate le proprie condizioni, fornire un concreto aiuto al suo inseparabile amico Goodyear, che, trattandosi di un simpatico e pur intelligente canide trovatello, non sarebbe certo in grado di sopravvivere a quel mondo così ostile e micidiale senza una adeguata guida che lo supporti.

A tal fine l'uomo costruisce ed istruisce un robot allo scopo di proteggere quel suo fantastico ed un po' irascibile amico cane, trovandosi l'uomo in uno status da semi-dio in dovere di istruire da una parte il robot a concentrarsi sulla missione per cui è stato concepito, e dall'altra al simpatico animaletto a fidarsi di quello strano essere metallico che cerca insistentemente di interagire con lui.

In viaggio attraverso i mille pericoli di un mondo tornato inospitale quasi come agli albori della sua creazione, e diretti verso una meta più simbolica che garante di una vera salvezza, l'insolito terzetto dovrà imparare ad accettare il cambiamento e le nuove regole in gioco, per riuscire a salvare almeno il salvabile.

Forte di un contesto tutto fuorché nuovo, ma pur sempre affascinante nel pessimismo catastrofico che si porta dietro, Finch è un'altra occasione riuscita che permette al grande attore Ton Hanks di cimentarsi in un nuovo one-man-show, avvalendosi per l'occasione di due valletti di gran carattere (il robot che porta la voce e la gestualità del bravo attore Caleb Landry Jones, ed il gran cane, l'ottimo spinone Seamus, un attore più ispirato di molti altri umani suoi colleghi).

Il film si concentra su sfumature e sentimenti di rispetto e riconoscenza, sulla capacità non proprio automatica di apprendere sfumature che rendono unico l'essere umano, ed universali che rendono talvolta gli esseri animali come individui più umani e sfaccettati di molta umanità senza un briciolo di sentimento.

Il film punta a descrivere in modo costruttivo e viscerale il sentimento della riconoscenza, e della fedeltà, e di come certi valori tipicamente umani, o comunque propri di esseri viventi, possano in qualche modo tradursi in stimoli che possano essere compresi da una macchina che, in fondo, ha tutto per sopravvivere tranne quell'approccio a provare sentimenti e sfumature di sensibilità che si rivelano l'unico aspetto che una macchina può ancora riuscire ad invidiarci.

Il film di Miguel Sapochnik riesce ad addentrarsi all'interno di sfaccettature sentimentali a prima vista pericolose e a rischio di facile melodramma, mantenendo tuttavia una lucidità che consente alla storia di non svilirsi in derive sentimentali inutilmente sdolcinate, potendo contare sulla solida verve mattatoriale del grande attore americano, che qui cesella un altro pezzo forte della sua irresistibile carrellata di personaggi ad alta densità umana.

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