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Vittoria amara

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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La recensione su Vittoria amara

di Baliverna
8 stelle

E' un film di guerra, che parla di una missione rischiosa, con scontri a fuoco e caccia all'uomo, ma il ritmo è lento, l'azione poca e l'attenzione del regista è tutta sui personaggi e sull'aspetto umano della guerra. E' un film pacifista (mi piace l'idea ma non la parola per ciò che indica oggi), ma lo è in modo non schematico o ideologico. La guerra non viene presentata come uno scontro tra eserciti, o tra nazioni, ma una lotta dell'uomo contro l'uomo, dove ciascuno è lì per motivi che gli sono estranei. Gli stessi tedeschi non sono semplicemente i cattivi, ma uomini come gli inglesi, con moglie e figli che li aspettano a casa. L'insistenza che Nicholas Ray fa sull'addestramento con i manichini è una chiara metafora di questo discorso, come a dire che nella realtà non si uccidono dei fantocci ma degli esseri umani. Il messaggio contro la guerra emerge quindi dai fatti e dalle situazioni, che sono già eloquenti di per sé, e non da dialoghi didascalici.
Accanto a questo, vi è un altro discorso per nulla marginale, che tra l'altro evita al film un certo buonismo tipico del pacifismo anni'70: cioè se solo le nazioni non si dichiarassero guerra, gli uomini, naturalmente buoni, vivrebbero in pace e concordia. Non è così. All'interno del drappello di soldati si producono infatti forti tensioni e rivalità, che sfociano in odio, invidia, e gelosia omicida. Se l'ufficiale da una parte non riesce - e comprensibilmente - uccidere a sangue freddo una sentinella o un soldato sconosciuto, dall'altra desidera senza rimorsi la morte del rivale in amore. Come dire che purtroppo, in presenza di forti motivazioni personali, cadono gli scrupoli e il senso del bene e del male. E' un film che condanna cioè la logica disumana della guerra, ma constata onestamente le tendenze cattive dell'uomo, che è ben capace di uccidere al di fuori dello scontro bellico, e per meschini motivi.
Volendo, si può scrutare bene anche il comportamento del beduino collaboratore. Dice di aver assistito a come il marito ha lasciato che il rivale venga punto dallo scorpione. Accusa il primo di non aver fatto nulla per avvertire il secondo, e per questo vuole ucciderlo. E lui, perché non ha fatto nulla, pur avendo visto? E perché un altro omicidio? Insomma, personaggi complessi e ambigui.
Oltre che alla coppia di protagonisti (molto bravo R. Burton), ho trovato interessante anche il personaggio della moglie, donna che ha sposato un uomo pur avendo nel cuore un altro, e causando in tal modo molta sofferenza e almeno un paio di morti.
Nicholas Ray dirige con mano ferma e senza fretta, e costruisce un film solido e amaro. Suggestiva l'ambientazione nel deserto.

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