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La Cosa da un altro mondo

Regia di Christian Nyby, Howard Hawks vedi scheda film

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La recensione su La Cosa da un altro mondo

di maurizio73
6 stelle

Diventato negli anni un film di culto per la singolare commistione di horror e sci-fi che ne ha fatto il capostipite di un sottogenere particolarmente prolifico, ma anche un singolare e riuscito esempio di quella contaminazione narrativa che ha caratterizzato fin dagli esordi il genere fantastico-avventuroso delle numerose riviste di pulp-fiction.

Una squadra di avieri deve neutralizzare la minaccia di una pericolosa creatura aliena precipitata nei pressi di una isolata base artica. La ferma opposizione del team di scienziati intenzionati a studiare l'alieno e la coriacea fisiologia vegetale di quest'ultimo, renderà la missione dei militari più complicata del previsto.

 

locandina

La Cosa da un altro mondo (1951): locandina

 

Era solo una cosa venuta dallo spazio...

 

Tratto abbastanza liberamente dal classico della fantascienza neopositivista e nichilista di John W. Campbell (sotto lo pseudonimo di Don A. Stuart) e diretto da Christian Nyby con la supervisione del produttore Howard Hawks, è diventato negli anni un film di culto per la singolare commistione di horror e sci-fi che ne ha fatto il capostipite di un sottogenere particolarmente prolifico, ma anche un singolare e riuscito esempio di quella contaminazione narrativa che ha caretterizzato fin dagli esordi il genere fantastico-avventuroso delle numerose riviste di pulp-fiction che avevano invaso il mercato editoriale americano dal ventennio precedente e di cui lo stesso Campbell fu uno dei principali ispiratori come autore prima e come direttore della famosa 'Astounding Science Fiction' poi . Partendo dalle limitazioni di budget particolarmente evidenti nel rilievo di fondali posticci e di una mostro un po' Frankenstein un po' vampiro (un baccellone umanoide che si nutre di sangue umano e si riproduce per gemmazione!) che non complicasse troppo le lineari dinamiche nell'angusto spazio della base artica, Hawks concepisce un film alla sua maniera, tutto azione e suspense ma con diverse concessioni al rilievo ironico del cameratismo virile ed alla immancabile sottotrama sentimentale. Le ansie claustrofobiche e paranoiche dell'originale tema da classico rompicapo biologico rappresentato dall'alieno mutaforma sono qui riconvertite nella più grossolana rappresentazione di un umanoide vegetale che la regia tiene sapientemente fuori campo per la maggior parte del tempo, ma facendo più di una concessione alla tenzone da cinema di frontiera in cui alla già citata solidarietà machista si contrappongono gli epigoni di un confronto tra l'illuminato autoritarismo marziale in tempo di guerra fredda ('Keep watching the skies!' è uno slogan che ha fatto scuola) e l'oscurantismo scientista pronto a sacrificarsi ciecamente per il bene della conoscenza; invertendo così i termini di una ottusa fiducia in una tecnica scientifica che deve servire prima di tutto a salvare il mondo; quel che avanza ce lo si farà bastare forse per il microscopio. Una morale che lo accomuna senz'altro al finale del soggetto letterario cui è ispirato (anche là si farà giusto in tempo con la fiamma ossidrica e l'arco voltaico) a sua volta memore della lezione di Lovecraft di due anni prima (Alle montagne della follia) nella quale la hybris positivista si cimentava con l'abominio dell'informe che va oltre l'umano e con l'innobinabile plasticità di una morfogenesi aliena (a favore di Campbell va però citato Frictional Losses che è quasi coevo del romanzo del solitario di Providence). Tutto molto più semplice nel film di Hawks, che oltre alle summenzionate contaminazioni di genere ed all'overlapping dialog suo peculiare marchio di fabbrica,  ne approfitta per una sapida frecciatina alle nuove mitologie post Roswell (con l'aviazione che si affretta a smentire nelle comunicazioni protocollari degli uffici stampa e le prove inconfutabili di un vero incontro ravvicinato che vanno letteralmente in fumo) ed alla sessuofobica morale puritana che fa dire allo scienziato come sia molto più casta e senza problemi la riproduzione asessuata del vegetale straniero (in terra straniera), mentre la sua segretaria (una avvenente ed esordiente Margareth Sheridan assunta dal produttore H.W. (*) all'uopo e con un cachet 'maggiorato') si industriava in uno spassoso giochino bondage con l'aitante capo della fazione opposta; una scena purtroppo tagliata nella versione di soli 80' che mi è capitato di vedere. Direi che per il cinema del tempo sono proprio cose dell'altro mondo!

 

 (*) W è l'iniziale di Winchester, secondo nome di Hawks e nome della compagnia di produzione del regista che oltre a questo produsse solo un altro film.

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