Regia di John Sayles vedi scheda film
Un uomo, una donna e una ragazzina nel gelo dell’Alaska si trovano relegati nel limbo delle esistenze incompiute, dimezzate. La prima parte si occupa di definire i personaggi: succede poco, ma viene lasciato intuire parecchio e non si ha mai l’impressione che il ritmo sia troppo blando; i caratteri vengono definiti da dettagli all’apparenza insignificanti, da gesti compiuti con naturalezza (pescare, cantare, far lavorare la fantasia). Dopo la metà subentra una svolta drammatica: i tre sono costretti a fare i conti con sé stessi dentro una capanna abbandonata, dove altre tre esistenze si erano infrante andando dietro un miraggio (un allevamento di volpi da pelliccia); l’uomo si ritrova a prendersi cura di altri due naufraghi, come in quell’incidente di tanti anni prima; la donna ripensa a tutte le sue scelte sbagliate, e decide di farne una giusta; la ragazzina raccoglie le speranze nutrite dai predecessori e le completa a modo suo. Così arriva un finale magnificamente sospeso, il più giusto che si potesse immaginare: non importa sapere chi c’è dentro quell’aereo, se porterà in paradiso o all’inferno; ciò che conta è che, chiunque ci sia, troverà ad attenderlo una famiglia vera.
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