Regia di David Pastor, Àlex Pastor vedi scheda film
Cocktail miscelato in maniera esplosiva di dramma sociale e film giallo. Oltre alle ben oleate tempistiche thriller, colpisce il progressivo, rapido processo di deumanizzazione del protagonista. VOTO: 9½
Ormai è un fatto assodato: quando si parla di cinema thriller nel secolo XXI si parla di Spagna, non di USA. Troppo accomodanti e più in generale anche a corto di idee questi ultimi, mentre i primi sembrano poter contare su un'intera generazione di nuovi autori capaci di coniugare la lezione hitchcockiana a una certa proprietà di 'palleggio' coi codici morali, cosa ormai impossibile nella politically correct Hollywood. "Hogar" ("Dov'è la tua casa" per l'Italia) porta la firma dei fratelli David e Alex Pastor, giunti con questo al terzo lungometraggio ma oggettivamente poco noti fuori dai patri confini. È un cocktail miscelato in maniera esplosiva di dramma sociale e giallo che ruota intorno a Javier, pubblicitario di fama nazionale che dall'oggi al domani si ritrova disoccupato, soppiantato da persone non meno arriviste e aggressive di lui, e per di più, più giovani. Pur di non rinunciare all'elevato tenore di vita, allo status sociale che tale impiego gli garantiva, Javier ordisce un piano mefistofelico allo scopo di riprendersi ciò che gli era stato sottratto. Le tempistiche da thriller sono qui ben oliate, questo è chiaro. Ma quel che più colpisce di questo film è l'umanissimo (nell'ultracompetitiva società contemporanea occidentale) processo di deumanizzazione che il protagonista subisce, senza in nessun momento rendersi conto di quanto sia paradossale l'escalation di lucida follia a cui ha dato il via. Ecco, in tale indiretta stoccata agli pseudovalori odierni risiede il valore aggiunto dell'ottimo "Hogar".
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