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La conversazione

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La conversazione

di woody
8 stelle

Unitamente alle megalitiche opere de "Il Padrino", parte prima e seconda, e "Apocalypse Now", "La Conversazione" compone un poker di capolavori unico (ed insuperabile), ma a differenza degli altri film, questo possiede la distinzione tipica dell'autore in vena di esserlo e l'incisione classica da cinema europeo. La prima cosa che balza all'occhio (curioso dirlo di un film che ha invece nell'orecchio uno dei suoi elementi chiave) è l'analogia di fondo che l'accomuna a “Blow-Up” di Antonioni (la scomposizione progressiva e rivelatoria, verità apparente e realtà effettiva). Benché l'aspetto voyeuristico, in senso lato, non sia esente anche nel presente film, il cardine dell’indagine è rappresentato dall’intercettazione delle voci, ossia l’accento (termine quantomai appropriato e significativo nell’ottica interpretativa sia di una particolare frase, sia della pellicola stessa) vien posto sull’aspetto sonoro laddove invece era visivo e fotografico. Caul, che tradotto significa amnio, la membrana che contiene il feto, è un rigido professionista ossessionato dalla propria privacy ed al suo stretto mantenimento, totalmente imbozzolato nella sua solitudine. Di conseguenza, la sua esistenza non può non essere che vuota come il gigantesco piano del fabbricato in cui lavora, poiché nel tentativo di tutelare la propria sfera privata, esclude preventivamente chiunque, cementandosi in un sigillato ed impenetrabile sarcofago. L’impossibilità a relazionarsi con gli altri che chiedono inutilmente di saperne più di lui (la compagna, l’amico, perfino il collega-rivale) lo porterà ad un delirante e rigoroso isolamento in cui realtà ed irrealtà si (con)fonderanno indistinguibilmente. Proprio nell’intersecazione tra questi due piani opposti risiede uno degli aspetti più affascinanti del film: rebus o allucinazione? Il thriller (un losco ed ambiguo complotto/omicidio) non si risolve poiché, come detto precedentemente, tutto si gioca non su quanto vien detto ma sul come (e sul modo in cui vada letto ed interpretato). Sebbene cospirazione e paranoia siano figlie del tempo - benché il progetto di Coppola sia precedente al periodo “Watergate” ed assuma quindi una sorprendente connotazione profetica - e pertanto abbiano una valenza fortemente coeva e contestualizzabile, l’attenta e meditata riflessione sull’etica merita un elogio a parte. La follia del dubbio, autostillicido e mälström implacabile nel quale verrà inghiottito Caul, sublimata nell’impareggiabile epilogo, ad ogni modo è solo una delle scissioni del protagonista. Si veda ed esempio quella della sua coscienza che da un lato giustifica il proprio operato escludendo o negando ogni responsabilità per le possibili (probabili) ripercussioni che avranno le sue registrazioni, e dall’altro invece lo tormenta intimamente accusandolo senza remore o pace. L’idiosincrasia per le bestemmie altrui non è altro che l’eco dei rimproveri di essa (che “sente” concretamente sulla bocca altrui), o meglio una proiezione dei suoi delitti interiori poiché è lui in realtà a compiere il vero “peccato” ed il senso di colpa si mescola a quello della “vergogna” per i suoi atti “sporchi”. Nonostante il suo lavoro consista nella “pulizia” (del suono), nemmeno il sassofono, l’unico compagno, così come non può aiutarlo a completare i dischi di jazz (la ricerca della perfezione sublime), né a ‘jammare’ idealmente con altri strumentisti (armonia perfetta in un legame tra più persone), non ha il potere di detergere l’anima (la purificazione massima), e neppure, addirittura, la capacità di coprire e sovrastare il frastuono dei rimorsi. Indiscutibile capolavoro.

Sulla colonna sonora

E' la colonna portante del film: ogni suono, il più piccolo rumore o fruscio, le parole ed il loro significato, gli accenti ed il loro peso.

Su John Cazale

Un ottimo interprete dalle rare, ma fortunatamente importanti, apparizioni.

Su Gene Hackman

Adulto immaturo, bambino timorato, professionista maniacale, coscienza tormentata, uomo smarrito. Insomma, un grande le cui ottime prove passano quasi sempre in silenzio poiché si sottintendono tali.

Su Francis Ford Coppola

Uno stile asciutto. Il che non esclude quanto il calcolo e l'aspetto razionale sappiano manovrare opportunamente la cinepresa nelle occasioni clou rivelando od oscurando ad hoc, comunicando molto più di quanto faccia il protagonista o l'indagine in sé: l'angolazione e focalizzazione iniziale, la confessione nello studio, l'agitata visione del "delitto" e la conseguente reazione, l'esame della stanza, il reiterato scrutamento finale (quasi uno scuotimento di diniego e critico della mdp).

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