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Un caso di coscienza

Regia di Gianni Grimaldi vedi scheda film

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La recensione su Un caso di coscienza

di mm40
2 stelle

Grimaldi cominciò come sceneggiatore nei primi '50 per una serie di commedie leggere leggere, lavorando con Simonelli, Mario Amendola, Sergio Corbucci e anche con l'esperto di musicarelli Fizzarotti; a metà dei '60 esordì dietro la macchina da presa continuando sulla stessa strada. Dopo qualche lavoro con la coppia Franchi e Ingrassia, Grimaldi incontrò all'inizio dei '70 un discreto successo di pubblico grazie ad una serie di pellicole con protagonista Buzzanca (già diretto nello sgangherato James Tont del 1965); questo e il di poco precedente Puro siccome un angelo... sono i primi della serie. Anche il cast attorno all'attore siculo, sempre impegnato in parti di maschio vero ed orgoglioso, cambia poco: frequente è infatti l'uso che Grimaldi fa, in questi anni, di attori come Saro Urzì, Alfredo Rizzo e Françoise Prevost. In questo Caso di coscienza a nobilitare un minimo il prodotto viene il soggetto, che è un racconto di Sciascia sceneggiato dal regista stesso; ancora il cinema italiano poteva permettersi di parlare di infedeltà coniugali e virilità offese senza dover per forza ricorrere a spogliarelli, docce e spiate sudaticce da dietro il buco della serratura. In parti minori anche Dagmar Lassander, Antonella Lualdi e Turi Ferro. Riz Ortolani cura l'apprezzabile colonna sonora. 3,5/10.

Sulla trama

In un paesino siciliano fa scalpore la lettera di una donna, comparsa su un giornale nella rubrica della posta del cuore, che si dichiara infedele al marito. Un gruppo di amici, tutti felicemente sposati, si raduna per vederci chiaro; ovviamente nessuno vuole ammettere sospetti su di sè...

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