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Richard Jewell

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Richard Jewell

di diomede917
8 stelle

Il 90enne Clint Eastwood ha incanalato la sua ultima parte di carriera nel raccontare l’America di oggi attraverso gli Eroi quotidiani come fosse un novello Frank Capra ma conservando quella tigna che solo Clint Eastwood ha nel suo DNA.

Da American Sniper a Sully, da The Mule a Ore 15,17 e ora è il turno di Richard Jewell.

Richard Jewell è quello che possiamo definire un bamboccione all’americana. Vive ancora con la mamma che sforna torte di mele, crede nei valori delle istituzioni e delle regole.

Sogna di diventare un poliziotto per proteggere e servire gli Stati Uniti d’America.

E’ sostanzialmente un buono, un ingenuo, un uomo che ha un cuore grandissimo che si nasconde dietro una corazza di ciccia.

Un corpo deriso e bullizzato da tutti che un giorno diventa l’eroe per caso che tanto ama la cultura americana.

Guardia della Sicurezza durante le Olimpiadi di Atlanta grazie al suo zelo individua uno zaino sospetto con dentro una bomba, il suo gesto salverà tantissime vite

Clint Eastwood ne descrive tutti i movimenti, ci fa empatizzare con la sua goffaggine, ci viene un istinto naturale di protezione nei confronti di questo personaggio.

Ci porta dentro il mondo di Richard Jewell, della sua amicizia con Watson Bryant un avvocato alle prime armi che è l’unico che lo tratta con rispetto ed è l’unico che gli starà al fianco quando l’altra faccia dell’America gli si rivolterà contro.

Perché Richard Jewell è soprattuto un atto d’accusa nei confronti di una certa America complottista e arrivista capace a tutto pur di essere al centro dell’attenzione, in prima pagina o ai vertici dell’FBI.

Un’America rappresentata dalla giornalista Kathy Scruggs disposta a vendere il proprio corpo per uno scoop e l’agente Tom Shaw disposto ad usarlo quel corpo pur di risolvere il caso e prendersi i meriti.

Richard Jewell è un film di contrasti e chiaroscuri tra la solare verità del protagonista e le ombrose menzogne architettate ad arte da un sistema che vuole sempre e comunque un mostro da sbattere in prima pagina e in cella.

Mai come questa volta Clint Eastwood ha dalla sua un cast superlativo: da Paul Walter Hauser che incarna perfettamente questo goffo ma amabile personaggio capace di subire passivamente la realtà che lo circonda per poi esplodere con tutta la sua dignità nell’intenso interrogatorio finale a una Kathy Bates stupenda nel ruolo di una mamma disposta a tutto pur di difendere il suo bambino cresciuto da lei attraverso i sani principi, una donna disposta a urlarlo tra le lacrime al Presidente Clinton.

Una nota a parte merita Sam Rockwell, già definito da me il migliore attore non protagonista del mondo, il suo avvocato naviga in un azzardato equilibrio tra il serio e faceto.

E’ sia la spalla di questo buffo omone che l’uomo senza macchia e paura che sfida FBI e Media dentro le loro mura guardandoli dritti negli occhi in nome della verità.

Un film come si faccevano una volta.

Roccioso, potente ma al tempo stesso emozionante e commovente.

Grazie Clint di rimanere sempre te stesso fino alla fine.

Voto 8

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