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Shakespeare in Love

Regia di John Madden vedi scheda film

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La recensione su Shakespeare in Love

di vermeverde
5 stelle

Questo film è stato costruito come una commedia in costume ambientata alla fine del Cinquecento, dal taglio ironico e che ammicca ai tempi moderni. La confezione è lussuosa: l’accurata ricostruzione degli ambienti, gli splendidi costumi, la bella fotografia, le musiche sufficientemente appropriate, denotano l’intento di accattivare il pubblico desideroso di un gradevole passatempo offrendogli un prodotto piacevole da vedersi. Per attirare il pubblico, si è scelto di impostare la trama su un celebre personaggio, Shakespeare, alle prese con una crisi di ispirazione risolta per mezzo di una storia amorosa personale, in virtù della quale avrebbe creato il dramma “Romeo e Giulietta”: il film è, infatti, quasi una parodia del dramma, riprendendone alcuni episodi facendoli credere vissuti da Shakespeare.

L’idea di utilizzare Shakespeare, anche se in maniera alquanto fantasiosa, per introdurre gli spettatori ad un certo clima storia e alla genesi di un’opera d’arte non sarebbe cattiva, ma trovo censurabile che nel film  si forzi e si distorca completamente la realtà dandone un’immagine talmente fuorviante da essere diseducativa. La verità è che allora la bravura di un artista non era considerata l’invenzione di qualcosa di originale ma la capacità di sviluppare in modo personale qualcosa di già noto e riconoscibile, criterio valido non solo in letteratura ma anche nelle arti visive e nella musica. La storia di Romeo e Giulietta è una leggenda popolare italiana, inserita nel Novellino di Masuccio Salernitano nel 1476 e poi ripresa da Luigi da Porto (1524) e Matteo Bandello (1554): Shakespeare l’ha desunta da un poema di Arthur Brooke (Tragical Historye of Romeo and Juliet, del 1567) a sua volta basato su traduzioni delle opere citate.

Trovo inoltre ridicolo che all’inizio del film si mostri Shakespeare in cura da uno pseudopsicanalista, scena che probabilmente voleva essere anacronisticamente ironica, ma che nella sua madornale inverosimiglianza è totalmente avulsa dalla trama e inutile al suo svolgimento ed è altresì impossibile, data la mentalità e le ferree leggi del tempo che una donna potesse recitare in teatro senza generare riprovazione nel pubblico.

La recitazione degli attori è spesso modernamente nervosa: Joseph Fiennes, fratello minore (in tutti i sensi) di Ralph è di bell’aspetto e nient’altro, Gwyneth Paltrow è carina e spigliata, ma l’Oscar…, Geoffrey Rush è un po’ troppo macchietta e Judy Dench brava senza strafare. La regia corretta senza particolari pregi. Il fatto che a suo tempo sia stato generosamente gratificato con gli Oscar dimostra come questo premio sia soprattutto un veicolo pubblicitario più che un attestato di qualità. 

Il film, nonostante l’aspetto visivo ben curato, a mio avviso non merita la sufficienza per i difetti riscontrati.

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