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Bandiera gialla

Regia di Elia Kazan vedi scheda film

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La recensione su Bandiera gialla

di Baliverna
8 stelle

E' un bel film che inizia piuttosto tranquillo ma poi vede un crescere progressivo della tensione, su un argomento insolito, soprattutto all'epoca, e insolita è pure l'ambientazione. Il regista, infatti, raccontando i convulsi tentativi di impedire lo scoppiare di un'epidemia di peste, mostra un ambiente e dei personaggi poco frequentati dal cinema: alcolizzati, avanzi di galera, delinquenti, contrabbandieri di piccolo taglio, marinai, clandestini, barboni, e ogni sorta di individuo che tira avanti ai margini della società. Davanti a questa marmaglia di sbandati il personaggio del protagonista (un Widmark bravo come sempre) è proprio positivo, e risalta anche per la pochezza degli altri. E' un uomo con un forte senso di responsabilità e di onestà, che si rende perfettamente conto della situazione e fa tutto quello che può per farvi fronte. Lo stesso poliziotto scettico e indolente finisce per ammirarlo (come la moglie). Accanto a loro gli stessi rappresentanti delle forze dell'ordine e della politica sono piuttosto meschini e miopi di fronte al pericolo, che minimizzano sperando di annnullarlo, ma lo rendono in tal modo più incombente.
E' interessante notare come la lotta contro la minacciata epidemia sia particolarmente difficile soprattutto per l'inguaribile omertà di tutti gli sbandati che bazzicano il porto, la quale è semplicemente l'atteggiamento standard nei confronti dell'autorità, anche quando essa gli si ritorce contro. Accanto all'omertà ci sono gli interessi particolari e spesso poco puliti di ciascuno, che sono un altro ostacolo alle indagini. Quasi tutti hanno qualcosa da nascondere o, meglio detto, hanno la coda di paglia. Pensano cioè che la polizia stia indagando sui loro scheletri nell'armadio, e fanno quindi ostruzionismo.
Jack Palance è come sempre inquietante, e forse più del solito. Nel suo personaggio si possono ravvisare anche degli accenni di omosessualità. Kazan dirige in modo sobrio e scarno, quasi con stile di cronaca, in un ambiente - quello del porto - che gli era congegnale. Era un regista capace ma senza arie, cioè di un tipo che oggi scarseggia.

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