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Permette? Alberto Sordi

Regia di Luca Manfredi vedi scheda film

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La recensione su Permette? Alberto Sordi

di alan smithee
5 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Per celebrare il centenario della nascita, il biopic di Luca Manfredi (figlio del collega pressoché coetaneo Nino) ci racconta la straordinaria "storia di un italiano" tenace e risoluto. Un giovane che, pur non avendo completato gli studi, pur non essendo bello nella classicità del termine, né tantomeno dotato di un fisico eccezionale, ha sempre anelato a divenire attore, trovando nella recitazione l'unica vera dote verso la quale poter riconoscere la propria ispirazione, e verso cui far dirigere il proprio futuro professionale.

Dal 1937 al 1952 de Lo sceicco bianco e poco più avanti fino a I vitelloni, con cui si completa il sodalizio artistico con Fellini, grande amico e riferimento anche morale del protagonista in quegli anni, il percorso travagliatissimo di un ragazzo risoluto ma anche sensibile e non sterile alla tendenza a scoraggiarsi ed abbandonare tutto, descrive la faticosa e graduale salita al successo percorsa dal giovane Alberto, prima di diventare l'interprete di riferimento per raccontare in modo caustico ma anche veritiero i tic dell'italiano medio in cinquant'anni d'Italia che hanno cavalcato guerre, boom economici, crisi e malcostumi di un popolo pieno di pregi e difetti, ma mai domo o ripiegato su se stesso.

Il film tecnicamente si presenta come un accurato prodotto di stampo televisivo, organizzato con dovizie di particolari ed una valida documentazione al riguardo.
Ma il vero punto di forza, senza il quale tutto il resto sarebbe rimasto vano, se non addirittura imbarazzante, è la interpretazione mimica e calibrata al millimetro che il gigantesco Edoardo Pesce riesce a darci del celebre, ma assai difficilmente imitabile, Albertone.
Pesce si trasferisce letteralmente nel personaggio, e pur senza necessità di assomigliargli fisicamente a puntino, ne riproduce la indimenticabile mimica e lo splendido tono vocale marcato, rendendo la sua interpretazione genuinamente straordinaria, nonché la vera, forse unica forza trainante di un filmino in sé piuttosto trascurabile.

 

 

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