Regia di Matthew Michael Carnahan vedi scheda film
Funziona in primis l’azione, l’idea di un cinema hollywoodiano ad alto tasso di adrenalina (producono i fratelli Russo quelli di Avengers) che tenta di uscire dai propri binari, proponendo una spettacolarità realistica anziché fracassona e attori iracheni al posto dei grandi nomi. Un war movie serrato e violento, letteralmente senza un attimo di tregua.
A fine visione però ti rendi conto che “Black Hawn Down”, per citarne uno, era un’altra cosa. Realizzi in altre parole che il cinema di guerra che lascia il segno non abita qui e che Mosul è solo un ennesimo tentativo di mediare e conciliare diverse anime duellanti all’interno del genere. Riuscito, per carità, ma entra da un orecchio ed esce dall’altro.
Opera di montaggio frenetico e decisioni cruciali da prendere rapidamente, di impennate di violenza e agguati improvvisi: se Mosul assomiglia a un videogioco? A tratti sì, ma sicuramente ne rifugge la piattezza e la bidimensionalità, grazie anche a una definizione dei personaggi abbastanza delineata da essere convincente.
Un buon film in definitiva, per quanto perennemente incastrato tra l’intrattenimento spurio e la necessità di dar voce a un episodio di tragica contemporaneità, ai suoi eroi e al suo contesto geografico.
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