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Si vive una volta sola

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Si vive una volta sola

di Andreotti_Ciro
5 stelle

Il chirurgo Umberto Gastaldi e la sua equipe medica composta dall’ assistente Corrado Pezzella, dall’anestesista Amedeo Lasalandra e dalla strumentista Lucia Santilli, è tanto affidabile e seria in sala operatoria quanto ilare e incline a scherzare al di fuori di essa. I quattro nascondono i propri problemi personali colpendo soprattutto Lasalandra, tutto questo fino a quando una notizia inaspettata li spingerà a trascorrere assieme cinque giorni di vacanza a Otranto.

 

L’ultima pellicola di Carlo Verdone rende attuale il ritrovo post scolastico celebrato dall’autore romano nel 1988 in tal caso declinato all’interno di un posto di lavoro. Se in Compagni di Scuola Verdone dava libero sfogo ai ricordi adolescenziali e di come l’età adulta ci possa cambiare a causa di matrimoni, fallimenti personali e professionali, capaci di scostarci dal ricordo che ognuno conserva di un periodo dorato della propria vita; in quest’ultima pellicola è invece la storia di un manipolo di uomini e donne sull’orlo di una crisi di nervi, vuoi per l’inevitabile burn out nel quale può cadere ciascun componente di un’equipe medica, vuoi per via dei soliti e inevitabili problemi personali e famigliari, che ci tengono incollati allo schermo. Alla fine quest’ultimo film di Verdone è ancora un inno molto acre e poco dolce alla vita e al tirare avanti fra uno scherzo e un’operazione chirurgica di successo. Molto difficile non notare numerose analogie con alcune pellicole di Monicelli fra cui la saga di Amici Miei o Il Marchese del Grillo ove proprio lo scherzo e lo scherzare, soprattutto in maniera triviale, è un modo per esorcizzare il tempo che passa e la vacuità della vita. Il quadrumvirato di attori, prima ancora che medici, funziona alla perfezione soprattutto nel reparto maschile con Papaleo e Tortora in particolare vena recitativa.

 

Verdone dirige senza particolare difficoltà una sceneggiatura, l’ennesima, scritta a sei mani assieme al solito Pasquale Plastino e a Giovanni Veronesi, scoprendosi meno comico di un tempo e riuscendo a mascherare sotto una coltre di ilarità una serie di drammi personali di non indifferente portata. Dimenticate quindi l’autore di Un sacco bello e Borotalco, dedito ai personaggi e alle macchiette, ma tenete presente che esattamente come in queste due pellicole anche questa volta si cela una narrazione carica d’ineluttabile sconfitta.

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