Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Un chirurgo e due suoi assistenti, molto rinomati, fanno gruppo anche fuori dal lavoro e si sfogano facendo scherzi al loro collega anestesista, che ci casca puntualmente. Un giorno il dottore scopre che l'anestesista è gravemente malato e non sa come dirglielo; i quattro partono per una breve vacanza in Puglia, alla ricerca del momento migliore per dare la notizia al collega.
Questa cosa dei malati terminali che vanno in vacanza in Puglia è un'usanza abbastanza inspiegabile – definiamola, naturalmente, coincidenza – del cinema italiano di questi anni; come in Odio l'estate (Massimo Venier, 2020), anche in Si vive una volta sola al centro del canovaccio c'è questa precisa situazione, ma va riscontrata la contemporaneità delle lavorazioni per le pellicole e pertanto la totale mancanza di legame tra di esse. Scritta da Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Giovanni Veronesi, questa commedia dolceamara mostra più che altro un forte retrogusto di Amici miei (Mario Monicelli, 1975) ed è incentrata su un poker di interpreti indubbiamente all'altezza quali lo stesso autore-regista, Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna Foglietta. Se la verve degli attori è apprezzabile, il ritmo è però altalenante e anche le situazioni apertamente comiche – le burle, in primis – non brillano per originalità; certamente Si vive una volta sola è un lavoro con qualche ambizione in più della media per il nostro cinema contemporaneo, ma rimane nondimeno un'operina abbastanza incolore, animata da buone intenzioni ma non esattamente memorabile. Anche dal finale ci si poteva attendere legittimamente qualcosina di più. 4/10.
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