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Regia di Ginevra Elkann vedi scheda film

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La recensione su Magari

di Furetto60
7 stelle

Ottimo esordio di Ginevra Elkann alla regia. Strepitosa la prova dei tre attori bambini, ma anche quella degli adulti non è male.

 Alma Jean Sebastiano,  sono tre fratelli, preadolescenti, molto uniti, figli di genitori divorziati, vivono a Parigi con la mamma e il suo nuovo compagno. In occasione del Natale, raggiungono a Roma il padre Carlo alias Riccardo Scamarcio, per trascorrere con lui le feste in montagna, ma siccome costui, sedicente sceneggiatore, non ha il becco di un quattrino, li conduce al mare a Sabaudia, a casa di un esuberante amico americano. Li raggiunge la compagna sceneggiatrice, Benedetta alias Alba Rohrwacher.Non tardano ad affiorare le prime incomprensioni. Carlo è perplesso di fronte ai riti che compiono i figli, fatti convertire dalla madre al cristianesimo ortodosso, peraltro di fronte alla notizia della gravidanza dell’ex moglie, prossima a trasferirsi in Canada, va su tutte le furie, dimostrando ancora interesse per lei e suscitando la gelosia della compagna. Carlo è un padre assente, anticonformista ma superficiale e incapace di badare a se stesso, figuriamoci ai figli, anche se tutto sommato si sforza molto, ma alla fine è sostanzialmente inadeguato e irresponsabile, Tutto questo nell’affascinante sfondo del lungomare di Sabaudia, che soprattutto in inverno offre profili molto suggestivi. In un momento di sospensione dalle loro vere vite, i nodi delle tensioni di famiglia, vengono al pettine, perfino la scelta della lingua da usare è oggetto di discussione, dice Carlo siamo in Italia parlate in italiano. Narratrice degli avvenimenti è Alma, la più piccola tra malinconia e gioco, è il suo sguardo a scrutare e a raccontare la sua famiglia scombinata, e imperfetta, ma tutto sommato amorosa, composta dai genitori separati, che vivono una in Francia e l’altro in Italia e tre figli che si trovano a dover compiacere le stranezze dei genitori, senza comprenderne il senso. Il racconto è felicemente filtrato attraverso la sua dimensione, sincera e innocente, come può esserla  quella di una bambina di nove anni, interpretata dalla brillante Oro de Camarque, capace di rubare la scena a tutti gli attori adulti. Questo espediente narrativo si rivela felice, per descrivere un determinato tipo di società e persone, molto comuni soprattutto negli anni novanta, in cui la storia è incastonata. Tramite la visuale della bambina, vengono colti momenti drammatici e situazioni tragicomiche. La fotografia, curata da Radovic, asseconda questa scelta e privilegia gamme cromatiche molto sature e quasi irreali,corrispondenti all’occhio della narratrice, la nostra Alma, segno della sua visione del mondo alle prime esperienza di vita, che guarda alle cose e gli eventi, con uno sguardo a volte  spaurito, a tratti trasognato, ma sempre ottimista. La piccola nonostante tutto non vuole perdere la fiducia e spera che un giorno "magari" la sua famiglia possa tornare a essere unita come una volta. Commedia drammatica, mi si perdoni l’ossimoro, che segna il felice esordio alla regia, di Ginevra Elkann. Le prove degli attori adulti sono tutte più che soddisfacenti, con uno Scamarcio mai cosi in parte, in grado di esprimere con spontaneità ed espressività, la sua posizione di uomo travagliato, smarrito, ma anche affettuoso, che però perde spesso il polso della situazione. Ottima anche la prova di Alba  Rohrwacher, nella parte della compagna, materna e paziente. Menzione speciale per le  prove dei  tre strepitosi bambini: Oro de CamarqueMilo Roussel ed Ettore Giustiniani che, con la loro semplicità, danno vita ad una serie di situazioni verosimili, a volte comiche, tragicomiche o drammatiche.
La storia del film, sembrerebbe ricalcare in parte la vicenda autobiografica della regista, discendente della nota famiglia d’imprenditori. Ginevra Elkann mette il timbro, su un debutto, nel complesso efficace, per un film autentico, sincero e diretto, un’istantanea che immortala alcuni giorni di una famiglia allargata, bisognosa di ritrovare i propri riferimenti e la propria identità.

 

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