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Antoine e Colette

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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La recensione su Antoine e Colette

di LorCio
10 stelle

Un po’ per caso e un po’ per desiderio, l’ex giovane turco François offre un seguito al suo esordio. Il secondo capitolo delle avventure di Antoine Doinel nasce così, senza troppi problemi: non pianificato, ma generato con estrema naturalezza. Truffaut si rende ben conto che dopo aver illustrato un’infanzia drammatica come quella de I quattrocento colpi non può far continuare il percorso umano del suo alter ego in direzione tragica. E allora si inventa una storia d’amore, fulminante e malinconica come un abbaglio rifulgente di fine estate.

 

 

Conoscendo un po’ il vecchio François, sappiamo perfettamente che la sublimazione dell’amore è quanto di più nobile possa esserci nel suo cinema. Ama il suo Doinel, è una sua creatura plasmata con l’esperienza personale: la storia di Doinel è molto più che interessante, perché attraverso questo scapestrato tizio pseudo-bohemien si può ricostruire perfettamente l’umanità, il mondo, il vissuto dell’autore. Prendiamo Antoine e Colette: non è la conquista della maturità (quella, forse, arriverà con Domicilie Conjugal – o forse con L’amore fugge, ma non è detto che Doinel raggiunga davvero la maturità), ma un altro tassello nella formazione complessa e al contempo lineare del personaggio.

 

 

C’è la scoperta di un qualcosa che non si conosce (l’amore) visto dagli occhi di un ventenne rimasto ancora bambino (è cresciuto talmente in fretta al punto che ha dimenticato di vivere quelle necessarie esperienze per maturare), filtrato mediante un bianconero che nasconde e fotografa con sincerità, abitato da scene di una limpidezza disarmante e candida. Il contraltare femminile, fiero e prezioso, non è l’ennesima sconfitta di Doinel (che, se andiamo a scavare in profondità, è un vinto), ma La sconfitta: a vent’anni, perdere (o sbagliare) un amore è quanto di più lancinante possa esserci. Colette ritornerà nello splendido congedo di Doinel, L’amore fugge. Come in questo corto (episodio de L’amore a vent’anni), in cui l’amore fugge dalle alchimie dei personaggi, con la rabbia tenera ed inquieta della giovinezza.

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