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Hannah House

Regia di Chad Smith, Max Smith vedi scheda film

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La recensione su Hannah House

di undying
6 stelle

Unico tentativo di una coppia di fratelli in regia, ispirato dal cinema muto e in bianco e nero. Sorvolando sulle interpretazioni amatoriali, tecnicamente il risultato è pregevole.

Una giovane coppia -composta da Anna (Summer Sawyer) che è  in attesa di un figlio, e Jobe (Steve Millin)- si trasferisce in una fattoria abbandonata del Nebraska, per iniziare una nuova vita. Per stare lontani dal caos della città i due hanno seguito l'invito di Mary Jo, cugina di Anna. Ma poco dopo il trasferimento, a causa di un fatto di sangue avvenuto in un passato lontano, apparizioni spettrali iniziano a tormentare i nuovi inquilini.

 

locandina

Hannah House (2002): locandina

 

Unica regia dei fratelli Smith, ovvero Chad e Max che, per l'occasione, guardano al cinema muto. Lo stile infatti è volutamente artefatto mediante uso di filtri che simulano salti di pellicola, graffi, fuori fuoco, pinhole, aloni e patina d'epoca data da un bianco e nero che spesso sfuma in tonalità seppia. L'uso delle didascalie contribuisce a rendere completo l'effetto di invecchiamento che stona però con uno stile di ripresa (e alcuni effetti speciali) evidentemente moderni. Non è, a dire il vero, questo contrasto tra antico e tecnologico a rendere Hannah House un prodotto standard, quanto la scarsa resa degli interpreti, che solcano il set con chiara tendenza ad un tipo di recitazione amatoriale. Certo, considerando che si tratta di un film a basso budget nato dal profondo interesse a sperimentare da parte dei due registi -che si occupano anche di manovrare la macchina da presa, della sceneggiatura e di effetti speciali- il risultato finale è più che interessante. E poteva, questo film, essere apripista per un futuro inserimento della coppia nel settore cinematografico che, del perché non ne sapremo mai le ragioni, purtroppo non c'è stato.

 

Curiosità 

Un analogo esperimento viene realizzato nel 2005 da un esperto di letteratura lovecraftiana. In The call of CthulhuAndrew Leman coniuga alla perfezione non solo il tipo di cinematografia dei primi anni del Novecento, ma persino la letteratura di quel periodo.

 

locandina

The Call of Cthulhu (2005): locandina

 

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