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Finché morte non ci separi

Regia di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett vedi scheda film

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La recensione su Finché morte non ci separi

di Furetto60
6 stelle

Black comedy, originale e divertente

Grace, la protagonista del film, è una novella sposa alla quale, nella prima notte di nozze viene imposto un insolito gioco, ottemperando alla regola e tradizione, della grande e opulenta famiglia” le Domas” in cui ha avuto il privilegio di entrare in virtù del matrimonio contratto con Alex. I membri di questo bizzarro nucleo familiare, hanno fatto fortuna commercializzando un’ampia gamma diversificata di divertimenti, dalle carte ai giochi da tavolo, fino all'acquisto di molteplici squadre sportive, e ogniqualvolta un nuovo elemento si aggiunge alla famiglia, l’obbligano a partecipare ad un gioco scelto da un mazzo di carte, contenuto in una strana scatola di legno. Lei non potendosi sottrarre, con estremo disagio, estrae la carta e il gioco sorteggiato è il “Nascondino”, il fatto, tutto sommato, sembra essere divertente, anche se completamente fuori dal contesto. Ma in realtà la partita che Grace intraprende, con un sorriso a metà tra curiosità e un pizzico di imbarazzo ,ha come posta in palio la vita: Grace si deve nascondere e i suoi nuovi parenti, la devono trovare, non per fare “tana” come il tradizionale gioco prevede, bensì per ucciderla prima dell’alba e sottrarsi così ad una sorta di maledizione, che altrimenti condannerebbe loro a morte certa, infatti i “Le Domas” hanno stretto un vero e proprio patto con il Diavolo, per poter mantenere agio e ricchezza, devono sistematicamente, sottoporre tutti i "nuovi membri" della famiglia al letale gioco d'azzardo. Lei parte decisamente svantaggiata, non conosce la grande casa e ignora all’inizio le reali intenzioni e il senso del pazzesco” passatempo”, inoltre loro sono armati e lei no, perfino i membri della servitù sono dei nemici dai quali difendersi, tuttavia è forte e decisa a vendere cara la pelle. Nel cinema horror recente, la classe dei ricchi è quasi sempre nel mirino, è lì che si individuano i personaggi negativi, il più delle volte dei sadici, spietati, privi di umanità e senza empatia, presi dal loro cieco egoismo. Nel film “La notte del giudizio,” ad esempio ci sono dalla parte vincente, la categoria dei più abbienti della società, che si possono permettere difese e armi e di contro, i peones, gli afroamericani, gli ispanici, i barboni: carne da macello. Anche qui, c’è una grandissima famiglia molto ricca, i cui membri impegnati in questo criminale gioco, macabro e rituale, sono viziatissimi e privi di qualsiasi briciola di moralità. Si ravvisa dunque la critica alle capricciose e “perverse” abitudini, di un’aristocrazia ormai al tramonto, che spara le sue ultime patetiche cartucce, ma soprattutto c’è la volontà di mostrare un’eroina indipendente, in fuga dal “ménage incubo” e dalla famiglia di matti assassini ed in grado di farcela da sola. Una sposa determinata, ed imbrattata di sangue, che ricorda quella di Tarantiniana memoria. La premessa, semplice ma efficace, parte da una situazione apparentemente normale, quotidiana, per poi inserire un singolo elemento di "stravaganza" che fa convogliare la vicenda, verso il totale paradosso. Il tutto condito da una metafora caustica. “Finché morte non ci separi” è un “divertissement” che ha la capacità di disorientare lo spettatore. Si inizia con il racconto di un romantico matrimonio, ci si addentra in una storia di mistero soprannaturale e si finisce con lo splatter più cruento. Tre momenti distinti e fondamentali del film, che miscelati sapientemente riescono a creare un originale e vivace cocktail cinematografico, continuamente rinnovato da una ironia divertente e provocatoria.

 

 

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