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Aniara - Rotta su Marte

Regia di Pella Kagerman, Hugo Lilja vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Aniara - Rotta su Marte

di axe
7 stelle

In un futuro non molto remoto, Marte è oggetto di colonizzazione da parte delle popolazioni terrestri; benchè le condizioni di vita sul Pianeta Rosso non siano semplici, le astronavi partono per trasportarvi persone in cerca di una miglior prospettiva rispetto quella offerta della Terra, sempre più inabitabile. L'immensa nave spaziale Aniara è una di queste; appena dopo la partenza, tuttavia, un incidente la spinge fuori rotta, in direzione della lontanissima costellazione della Lira. Nonostante si aggrappi alla speranza di un ritorno, possibile grazie al passaggio vicino ad un altro corpo celeste, la variegata umanità a bordo di Aniara inizia a considerare la nave stessa, il "suo pianeta". Aniara è costruita per durare; ma trasporta creature imperfette. Un film di fantascienza a dir poco angosciante, adattamento di un poema omonimo scritto nel 1956 dall'autore svedese Harry Martinson. La protagonista è una donna, la "Mimarobe". Ella è la guardiana di Mima, una sorta di macchina senziente in grado di generare nelle menti di chi le è vicino confortanti immagini di panorami terrestri risalenti a prima della distruzione operata dall'uomo. Inizialmente, le visite alla struttura di Mima sono rare e svogliate. Dopo la catastrofe, si fanno sempre più frequenti. Il ruolo della "Mimarobe" acquisisce importanza, mentre il comandante, Chefone, insieme ai membri dell'equipaggio ed ai piloti, istituisce una vera e propria "dittatura tecnica", arrivando a disciplinare l'istruzione dei più giovani, e garantendo nutrimento e svago, ma reprimendo il dissenso ed il disfattismo. In sequenza; Mima, risentendo evidentemente del tanto dolore umano che è chiamata a lenire, si autodistrugge accusando l'uomo d'essere stato arteficie del suo triste destino; l'unico, improbabile, tentativo di avviare un rientro, fallisce; l'organizzazione sociale imposta dall'elite al comando, a poco a poco si sgretola. Complice, probabilmente, un guasto tecnico, dopo due decenni la vita a bordo è quasi estinta. Alcuni superstiti, corrosi nel corpo e nello spirito da una lunga permanenza al buio, cercano un impossibile conforto in riti legati alle memorie del passato. Dopo milioni di anni, ridotti i passeggeri a polvere, l'astronave raggiunge l'orbita di un pianeta apparentemente simile alla terra, nella costellazione della Lira. Tale è, nella simbologia del racconto, il destino umano. La precarietà lo accompagna per l'intera sua esistenza. Compromesso lo stato del suo pianeta d'origine, si lancia alla conquista dello spazio, non si sa con quale sorte; affronta l'immensità del cosmo con i migliori prodotti della propria tecnologia, che si rivelano fragili, per causa generate dall'uomo stesso. Di fronte ad una prospettiva tragica l'umanità reagisce scompostamente; le innate tendenze disgregatrici, l'individualismo, l'egoismo, il fanatismo, la fragilità psichica, portano alcuni ad applicare la più estrema razionalità; altri ad abbandonarsi al misticismo. La razza umana, benchè tenti, non è in grado di adattarsi, di sopravvivere. E' come una favilla, che brilla per un istante nell'oscurità di una lunga notte. La storia della "Mimarobe" s'intreccia a quella di altri passeggeri. Ella si fidanza con un'altra donna, Isagel, la quale diventa madre. Le tremende condizioni a bordo, tuttavia, non lasciano speranza al tentativo di far crescere una famiglia. Aniara ha le sembianze di una città volante; gli ambienti ricordano quelli di una moderna nave da crociera, con una sala conferenze, bar, centri commerciali, confortevoli cabine. Il regista mostra l'evolversi delle dinamiche sociali e la vita a bordo man mano che gli anni trascorrono, dedicando un certo tempo alle attività sessuali di alcuni personaggi, compresa la protagonista, ben interpretata dall'attrice svedese Emelie Jonsson, somigliante - come altro recensore ha rilevato - alla nostra Isabella Ragonese. Il senso di angoscia accompagna lo spettatore dall'inzio alla fine della visione; evidentemente il regista è in grado di lasciar comprendere qual'è la sorte dei viaggiatori interplanetari. L'epilogo lascia spazio ad un barlume di speranza; Aniara raggiunge un pianeta simile alla terra. La sua presenza lì potrebbe essere un monito per un'eventuale popolazione locale, in grado di decifrarne e comprenderne la tragedia, affinchè gli errori commessi da una specie non siano replicati da un'altra ? Il ritmo del film è altalenante; alcuni eventi sono raccontati con sequenze brevi; ad altri è concesso molto più spazio. La riduzione cinematrografica dell'opera letteraria è ben lungi dall'essere perfetta. Tuttavia, ritengo di poter dare un giudizio più che positivo, alla luce degli importanti messaggi veicolati dal film, sia direttamente, sia in forma di allegorie e simboli.

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