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Papi Chulo

Regia di John Butler vedi scheda film

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La recensione su Papi Chulo

di alan smithee
5 stelle

TFF36 - FESTA MOBILE

Un aitante e telegenico giovane presentatore televisivo (Matt Bomer, perfetto per il ruolo), noto per dar vita ad un trascinante show che caratterizza, nella gestualità accentuata e nei siparietti frizzanti studiati per ammaliare il pubblico, il suo modo di comunicare ai telespettatori le previsioni meteo locali dell'area losangeliana, nasconde come può il dolore di una perdita del proprio più anziano compagno di vita, scomparso recentemente, e con cui condivideva una bella villa arroccata e isolata tra le alture dei canyons californiani.

Il momento della crisi incontenibile lo coglie nel bel mezzo della diretta, e, dopo ,'imbarazzo generale, ottiene a forza un periodo di congedo dallo show.

Impegnato a subaffittare parte della grande villa, ormai troppo grande per le singole esigenze del ragazzo, l'uomo si intestardisce sulla necessità di riverniciare un pezzo del proprio terrazzo di legno. resosi conto di non riuscire a gestire da solo l'operazione, troverà aiuto in un extracomunitario cinquantenne di origine messicana, che si porterà appresso per dare corso alle operazioni di verniciatura.

Operazioni che richiederanno più del previsto: un lasso di tempo entro cui il ragazzo - a debito d'affetto e bisognoso di una persona più matura accanto a sé a fargli, se non da mante e compagno, almeno da padre, frutto derivativo di una latente necessità di protezione - maturerà un attaccamento verso l'uomo, semplice e fisicamente pur scarsamente attraente, a metà strada tra il filiale e l'emotivo.

Commedia sentimentale tenera, ma pure con qualche risvolto brillante, con cui il regista medio John Butler mantiene un tono semiserio che si sbilancia in siparietti gradevoli, utili a dar modo alla star Matt Bomer (assolutamente in parte) di dar sfoggio ad un repertorio brillante che ce lo rende più umano e "possibile" rispetto ai ruoli piuttosto impostati con cui il cinema ce lo aveva fatto conoscere.

Certo il film ha il grave limite di presentare con diligenza tutti gli ingredienti in ordine per dar vita al prodotto finito, ma finisce poi inesorabilmente per restare in superficie, evitando di sondare in profondità le sottigliezze di un rapporto tra due esseri umani ed uomini che più diversi ed antitetici non si potrebbe immaginare. Limitando il raggio d'azione sulla pur amabile e divertente disputa linguistica che separa, tra le altre, i due uomini, entrambi quasi completamente digiuni della lingua dell'altro, e costretti ad utilizzare una mimica primordiale dagli effetti buffi, se non divertenti.

Insomma solide basi e buone premesse, al servizio di una vicenda che non riesce mai veramente a decollare e a far raggiungere allo spettatore quell'appiglio emotivo che, nel corso della vicenda, ci si aspetta di incontrare lungo il percorso.

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