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Empire Records

Regia di Allan Moyle vedi scheda film

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La recensione su Empire Records

di Aquilant
6 stelle

Tipico esempio di spaccato generazionale dall’impianto prettamente teatrale che dimostra ancora una volta, come se ce ne fosse realmente bisogno, che per la buona riuscita di un film non giova affatto una sceneggiatura ridondante se non é supportata da idee all’altezza della situazione. Al contrario un felice spunto di partenza può fare da preludio ad una frizzante vicenda dal sapore di sitcom depurata delle sue componenti più prettamente televisive, in grado di farci trascorrere un periodo di tempo in piacevole compagnia di attricette (si fa per dire) alle prime armi ma dalle unghie già affilate. All’occorrenza graziose e disinibite (Corey alias Liv Tyler), sexy e svitate (Gina alias Renée Zellweger) alienate e rapate (Debra alias Robin Tunney per la serie “Chi l’ha più vista?”), coadiuvate da giovani interpreti gasatissimi e dalla felice vena e da un collaudato Anthony LaPaglia nei panni di un boss accomodante e comprensivo. Sono i giovani che “vendono dischi ma non sono disposti a vendersi”, i commessi pieni di vita dell’EMPIRE RECORDS, vero e proprio bazar dispensatore di buonumore, di musica a pieno ritmo, di battute a raffica, di colpi di scena senza un attimo di tregua, di gioia di vivere frammista a sporadici addensamenti esistenziali che affiorano qua e là tra le pieghe della vicenda. Purtroppo nella parte finale tirata giù alla bell’e meglio il regista riesce a sprecare quanto di buono era stato realizzato sino a quel momento, scegliendo di concedere margini di spazio ad ammiccamenti giovanilistici per la gioia di chi predilige il genere caciaronesco della serie: “sotto a chi tocca, chi vuol esser lieto, sia, di doman non c'è certezza!” Rimane quindi l’impressione di un film irrisolto, destinato a consumare la sua precoce vecchiaia nel dimenticatoio della memoria, nonostante alcune sue pregevoli caratteristiche.

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