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Unthinkable - Gli ultimi sopravvissuti

Regia di Crazy Pictures vedi scheda film

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La recensione su Unthinkable - Gli ultimi sopravvissuti

di supadany
5 stelle

Torino Film Festival 36 – After hours.

Mentre il nostro cinema continua a sfornare commedie convenzionali una sull’altra (ogni riferimento alla distribuzione schizofrenica è assolutamente voluto), malgrado pure loro siano ormai sistematicamente ignorate dal pubblico in circa nove casi su dieci, altrove c’è chi prova a fare qualcosa di diverso, cercando di intercettare il grande pubblico e uscire dai confini nazionali, unica speranza per non rimanere imbottigliati nelle solite due note.

Tre anni dopo il norvegese The wave, diretto da quel Roar Uthaug che nel frattempo è migrato negli States per dirigere Tomb raider, al Torino Film Festival arriva lo svedese Unthinkable, originato direttamente dal filone catastrofico.

Nel loro confrontarsi con il cinema americano, i due film sopracitati hanno qualcosa in comune e non è detto che sia necessariamente un bene.

Alex (Christoffer Nordenrot) ha vissuto un’adolescenza burrascosa, che l’ha spinto ad abbandonare la famiglia per colpa di suo padre Bjorn (Jesper Barkselius), così come ha dovuto perdere di vista Anna (Lisa Henni), la ragazza che avrebbe tanto voluto conquistare.

Alcuni anni dopo, la Svezia si trova sotto attacco e le strade dei tre torneranno a incrociarsi.

 

scena

The Unthinkable (2018): scena

             

Al di là di un qualsiasi giudizio, Unthinkable è un esemplare di cinema orgoglioso, che mette in evidenza le capacità tecniche del regista Victor Danell, aka Crazy Pictures.

Per questo, vorrei con tutto il mio cuore raccontarvi un’altra storia, soprattutto emettere un giudizio diverso, ma più che dimostrare come il cinema americano sia battibile, Unthinkable ne è attirato, come se fosse un orso che, subito dopo essersi svegliato dal letargo, si ritrova fuori dalla sua tana un alveare ricolmo di miele.

Così, prova a resistergli, dimenandosi in una ricostruzione drammatica che s’inghiotte la prima parte del film in un sol boccone, per poi avvicinarcisi sempre più, fino a creare una sovrapposizione quasi totale.

Per inteso, questo vale nel bene quanto nel male, così che il film si snocciola facilmente. In pratica, vi ritroviamo scene d’azione ed effetti speciali di buona qualità, ad esempio c’è una prolungata scena di autoscontri che ridicolizza tutti i Fast & Furious, ma anche quelle manchevolezze che, a questo punto, potrebbero essere considerate un marchio di fabbrica indifferibile.

Sì, perché se un film del genere può giustamente ottenere una sospensione dell’incredulità a buon mercato, certe esasperazioni non sono casuali, mirano proprio a ricascare nella solita minestra, che esalta un qualunque spettatore occasionale, senza distinzione di età o provenienza.

Già esponendola così siamo generosi, perché poi il protagonista esce da un rifugio senza coprirsi, pur essendo consapevole che c’è una pioggia chimica (beh, intelligente lui che ha visto le previsioni meteo), ma è solo un esempio a caso per testimoniare come, in fondo, non ci sia alcuna volontà di sfidare gli americani modellando il campo d’azione in modo più intelligente.

Per tutti questi motivi, Unthinkable è un film che ci prova per poi ritrarre la mano, eseguito con lampante professionalità e un po’ di coraggio nelle intenzioni (le allusioni, sul finale inconfutabilmente dirette, assegnano ai russi le colpe dell’attacco), poi frenato nel suo tono fino a rischiare di mandare tutto all’aria, giusto perché il pubblico da pop corn movie in fondo (nemmeno troppo) non se lo vogliono proprio giocare.      

Una torta riuscita a metà.

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