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Il coltello di ghiaccio

Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film

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La recensione su Il coltello di ghiaccio

di Baliverna
5 stelle

Gli omicidi continuano senza una spiegazione, e la polizia brancola nel buio. I sospettati sono praticamente tutti. Praticamente.

La realizzazione non è male, specie nella parte finale, quando abbiamo una sequenza di discreta suspense. Tuttavia è proprio alla fine che si risiede l'unico vero errore del film: la soluzione del mistero non è credibile, è cioè talmente imprevedibile da essere gratuita. Il personaggio del colpevole, infatti, non dà una recitazione consona al suo vero ruolo. Insomma, anche la sorpresa in un giallo deve essere verosimile e coerente, nonostante sia appunto una sorpresa.
Mi pare, in generale, che Lenzi sia più bravo come regista che come co-sceneggiatore (l'altro, evidentemente, non era migliore di lui). Lo scorrimento del film infatti è abbastanza fluido, e la macchina da presa - con inquadrature, zoom e movimenti - è usata con attenzione e inventiva. Il regista ha cioè inventiva tecnica, dirige discretamente gli attori, ma non è capace di gestire il contenuto, di padroneggiarlo, e di convincere in questo campo. Ed ecco i problemi alla sceneggiatura e alla trama di cui sopra. Lenzi aveva delle velleità di scrittura, ma secondo me avrebbe dovuto rigidamente attenersi al campo della regia nuda e cruda, per la quale aveva certamente una vocazione. In questo ricorda da vicino, secondo me, Sergio Martino, i cui primi gialli sono uno sfoggio di tecniche di ripresa, ma carenti dal punto di vista della tenuta del contenuto e della trama.
Come meriti, rilevo che non ci sono inutili scorrimenti di sangue, scene cruente, e accenti sadici, come andava di moda all'epoca (anche se dopo tutto eravamo ancora all'inizio del periodo). Anche l'idea della divisa nella tomba e della pistola, e quella dell'ambiguo autista non sono male.
I nomi dei protagonisti sono quasi tutti inglesi, indipendentemente dall'ambientazione, come voleva il "copione" dell'epoca. Il titolo, tratto da un racconto di Edgar Allan Poe, è pretestuoso. E poi non c'è nessuna mannaia (come nella locandina).

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