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La caduta degli dei

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La caduta degli dei

di Dany9007
7 stelle

L’avvio del film si presenta in uno stile estremamente cupo e gotico: una residenza fastosa e tetra, una notte (verrebbe da dire “buia e tempestosa”) e una famiglia di industriali in procinto di riunirsi per il compleanno dell’anziano patriarca, barone Joachim Von Essenbeck. Questa riunione è una squisita modalità per lo spettatore affinché gli si presentino i vari personaggi (il “pretesto” simile a quello che utilizzerà Coppola nella saga de Il Padrino). Si apprende sin da subito un clima di trame e di sete di potere: il vecchio Joachim è saldo nella gestione del suo impero da “10.000 schiavi” sebbene consapevole che l’avanzata del partito nazista gli imporrà (non senza titubanze) di arrivare a dei compromessi, già sperimentati in passato con i precedenti partiti di governo. Tutti i membri della famiglia sono più o meno bramosi di potere, e desiderosi di imporsi sugli altri. Fa eccezione Martin, il nipote del fondatore che si disinteressa completamente delle attività di famiglia e che anzi provoca imbarazzo e fastidio esibendosi vestito da donna in uno spettacolino in “omaggio” al nonno. Ma per gli altri, la scalata al potere della fabbrica è una brama incontrollabile: il vicepresidente delle acciaierie Herbert, marito della nipote di Joachim, viene destituito in quanto profondamente avverso al nazismo; gli viene preferito invece il volgare ed arrogante Kostantin, nipote del barone, per la sua vicinanza alle SA e persino allo stesso Rohm. Il brillante dirigente Friederich Bruckmann, amante della nuora del barone, la matura Sophie, vedova dell’unico figlio del barone, e madre di Martin, nipote diretto del capofamiglia ha tutte le qualifiche per dirigere questo impero dell’acciaio, ma è consapevole di non portare il cognome dei Von Essenbeck e quindi di essere escluso in partenza. Allo stesso tempo il viscido Aschenbach, lontano cugino della famiglia, ma soprattutto potente gerarca delle SS, fa intendere a Friederich che il partito chiede una totale collaborazione da parte degli industriali e che quella notte vi è l’occasione di cambiare tutte le carte in tavola traendone grande beneficio. In un sol colpo il piano di Aschenbach trova l’appoggio di Friederich e di Sophie, stravolgendo quindi lo stato di cose: il barone viene trovato morto e Herbert viene convinto a fuggire, facendo ricadere proprio su di lui l’accusa dell’omicidio, che in realtà è stato perpetrato da Friederich. Inoltre grazie all’influenza di Sophie, Martin, che mai si è interessato alla gestione della fabbrica, ma che detiene il pacchetto azionario di maggioranza dell’azienda, fa destituire immediatamente Kostantin, investendo Friederich della presidenza della società. Ma le perversioni di Martin che sfoceranno nella pedofilia, e che provocheranno il suicidio di una bambina da lui violentata, lo renderanno presto ricattabile dallo stesso Kostantin (Martin aveva dimenticato un porta sigarette nell’appartamento della bambina), il quale imporrà il proprio ritorno quale presidente. Ancora una volta Friederich si dovrà appoggiare ad Aschenbach, che in accordo alle direttive dei Fuhrer, comanderà la spedizione destinata ad eliminare fisicamente i membri delle SA, tra cui lo stesso Kostantin, per mano di Friederich. Ma il piano di Aschenbach non è ancora terminato: consapevole del ruolo di comando detenuto da Friederich decide di esercitare la sua influenza sul fragile Martin, rassicurandolo circa l’impunità per il suo delitto (sottolinea che essendo la vittima ebrea, non sarebbe neanche considerato tale) e facendone emergere la frustrazione nei confronti della madre, di cui è sempre stato succube. Questa ribellione si manifesterà nei confronti della gestione della fabbrica, arrivando addirittura a violentare la propria madre in segno di disprezzo e sopraffazione. Inoltre Martin diviene membro delle SS, garantendosi quindi l’appoggio anche politico sulle attività dell’azienda ed esautorando di fatto Friederich, stracciando infine il decreto che sanciva che con il matrimonio sarebbe diventato a sua volta un Von Essenbeck. Il matrimonio tra Friederich e Sophie è una lugubre farsa, a cui Sophie partecipa in uno stato quasi catatonico e spettrale. Terminata la cerimonia Martin indurrà i due neo sposi a suicidarsi con del veleno. Alla vista dei due cadaveri Martin farà il saluto nazista, segno del trionfo della follia nazionalsocialista e del sopruso. La trama pone molti temi: primo fra tutti il desiderio di potere e sopraffazione. Esso si traduce nel potere industriale da una parte ma soprattutto trova la sua manifestazione più concreta proprio nell’ascesa del nazionalsocialismo: è emblematico come a più riprese, la forza della dittatura vada a scalzare le certezze dei protagonisti. In pochi passaggi si apprende che il potere economico ed industriale viene facilmente sottomesso da questa nuova classe dirigente, che non prova alcuna pietà per i vinti (emblematica la vicenda della famiglia di Herbert che oltre a dover patire l’accusa di un omicidio non commesso vedrà moglie e figlie deportate a Dachau, e solo queste ultime riusciranno a sopravviere dopo che il padre si sarà consegnato alla polizia). Visconti è altrettanto lucido nella definizione del carattere del depravato Martin, che si muove tra atteggiamenti omosessuali che sfociano poi nella pedofilia sino ad arrivare alla sequenza incestuosa con la madre. L’ultima parte del film fatica però a mantenere il ritmo e la tensione che hanno caratterizzato la prima: la sequenza della strage delle SA è un bel pezzo di ricostruzione storica anche se estremamente lungo, così come il ritmo serrato legato alle strategie di potere sulle acciaierie si dirama più sulle vicende dei singoli personaggi e la mutazione di Martin nella parte finale risulta un po’ di maniera, soprattutto dopo la straziante sequenza che coinvolge la violenza e la morte della bambina, mentre quella legata allo stupro della madre appare un po’ teatrale.  Peccato che il finale si concentri sulla tragedia familiare e non tanto sebbene venga lasciato intendere, ma non mostrato, che a sua volta Martin sarà un burattino in mano ai nuovi “padroni” ossia le potentissime SS, di cui fa parte, ma che sostanzialmente lo sfrutteranno nel loro disegno di sopraffazione. 

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