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Il grande spirito

Regia di Sergio Rubini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il grande spirito

di axe
6 stelle

Tonino, soprannominato Barboncino, è un malvivente ormai avanti con l'età, la cui carriera criminale è stata segnata da diversi errori e tanti anni di carcere. Nel corso di una rapina, approfitta di un imprevisto per appropriarsi dell'intero bottino e fuggire. Inseguito, e presto raggiunto, sui tetti dei palazzi di Taranto, ove è ambientato il film, Tonino è protetto da Renato, un altro uomo di mezza età che immagina di essere un pellerossa e riferisce di chiamarsi Cervo Nero. Successivamente, Tonino, tentando la fuga attraverso un cantiere, si ferisce ad una gamba e perde il malloppo sotto una montagna di ghiaia. Ha, quindi, due buoni motivi per rimanere con Renato, che lo cura e gli può offrire aiuto per scavare; trattenendosi sul terrazzo, il malvivente stringe un legame con Renato, finendo per affezionarsi all'uomo, portatore di un pensiero più puro, estraneo al degrado morale che lo circonda. L'ambientazione è elemento fondamentale del racconto, ambientato in un contesto popolare, nel quale vivono - ma sarebbe più corretto usare il termine "sopravvivono" - persone rese aride dalle difficoltà quotidiane, dalle tentazioni di un benessere raggiungibile tramite l'inganno ed il malaffare, da un circondario urbano grigio, sotto un cielo oscurato dai malsani fumi delle ciminiere, simboli di vita e, contemporaneamente ,morte, per un'intera città. Renato, travolto da tutto ciò, è riuscito ad "andare oltre". Sebbene per tutti sia uno psicolabile, egli è riuscito a costruire nella sua mente un mondo alternativo che vede sovrapposto a quello reale, del quale comunque non ignora le dinamiche. Il suo "migrare" istantaneamente da un contesto all'altro - le colline dei Sioux, dove immagina di vivere, e lo squallido terrazzo in cima al suo stabile - lo rende imprevedibile; in più di una occasione, Tonino rimane spiazzato. Anche quest'ultimo è un personaggio la cui vita è stata difficile. Ripudiato dalla famiglia, cui ha portato solo guai; consumato dai vizi - l'alcool e la passione per una donna che chiaramente non lo ricambia; considerato un incapace dai suoi stessi "colleghi", coglie un'occasione che gli appare propizia per prendersi una rivincita su tutto ciò, ma sfruttarla è più difficile di quanto sembri. La breve convivenza con Renato non lo cambia, ma gli offre un'occasione, essendo egli perfettamente in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, di riparare a qualche torto. Anche i comprimari sono personaggi realistici e ben interpretati, come i protagonisti. Spicca Teresa, una giovane madre picchiata e costretta a prostituirsi dal marito, nel silenzio di tutti quelli che sanno, che sopporta in silenzio sognando una vita migliore per lei ed i suoi figli, ed ha un buon rapporto con Renato, con cui passa del tempo. Il film ha il pregio di illustrare non solo la prospettiva di Renato, ma anche di coloro che sono a contatto con lui. Solo chi intreccia con lui un rapporto profondo, può avvicinarsi a comprenderlo. Chi mantiene un rapporto superficiale - o interessato - lo considera un povero minorato mentale, da compatire, deridere o sfruttare. Tra gli attori, ho apprezzato Rocco Papaleo, nei panni di Cervo Nero, un uomo che si esprime tanto con le parole quanto con i gesti e gli sguardi, ora smarriti, ora penetranti, tanto da sembrare di leggere l'anima. Sergio Rubini interpreta con realismo un uomo "bastonato" dagli eventi, in cerca di riscatto, ma incapace di elevarsi dalle logiche che ne hanno condizionato lo stile di vita. Non ho apprezzato la conclusione del film. La scelta di realizzare un finale parzialmente consolatorio porta ad un rilevante buco nella sceneggiatura. Tonino sceglie di lasciare una buona parte del bottino a Teresa, ma sembra non curarsi del fatto che il luogo dove lo nasconde è sotto sequestro e può essere perquisito o saccheggiato prima di un nuovo accesso lecito. Discreta opera, interessante per le molte tematiche trattate, per l'attinenza alla realtà - il dialetto di alcuni personaggi a volte è poco comprensibile, i sottotitoli potrebbero essere utili - e per la caratterizzazione dei personaggi, meno per la trama.

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