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Pottersville

Regia di Seth Henrikson vedi scheda film

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La recensione su Pottersville

di Tiaz gasolio
2 stelle

Pottersville - La Recessione.
Ci sono pellicole che in Italia, a parte qualche trasmissione nel palinsesto della domenica pomeriggio o addirittura al mattino nel periodo natalizio, sono passati inosservate e sono finite degne di essere completamente dimenticate in qualche cesto delle offerte dell'autogrill. Ma come le tv locali negli anni '80, ora c'è Netflix che porta sullo schermo queste pellicole che sarebbe meglio dimenticare al più presto. Quando abbiamo visto il titolo Pottersville abbinato a nomi come Michael Shannon, Ron Perlman, Ian McShane la domanda è sorta spontanea: ma come è possibile che questo film sia passato inosservato? Ed ancora: è possibile che un pellicola con questi interpreti possa essere pessima? La risposta è inesorabilmente sì. Il film parla di Potters ville, una di quelle tipiche cittadine centro americane dove tutto è magicamente fermo ad un tempo dove le persone di colore non son più schiave ma neanche così invadenti da farsi vedere in giro per strada, una cittadina di bianchi per bianchi dove tutti si salutano e sorridono, e, come in migliaia di pellicole, oltre alla piccola comunità legata la posto questo paesino è dimenticato dal signore. In questa cittadina un buon Michael Shannon gestisce un negozio aiutato dalla buona assistente interpretata da Judy Greer, ovvero l'attrice identificata dal maggior parte del pubblico mondiale come la perfetta interprete della figa di legno, seconda solo a Tilda Wilson. Per non far mancare nessuno degli stereotipi de caso, il bottegaio è sposato infelicemente con la formosa Christina Hendricks e, in un susseguirsi di scene, vediamo il protagonista/bottegaio venir caratterizzato come la merdaccia del paese con il tipico atteggiamento remissivo in stile Fantozzi. In un narcotizzante susseguirsi di dialoghi banali e scene inutili compaiono anche sullo schermo Ron Perman nei panni del capo della polizia e Ian McShane nei panni del cacciatore, ma la banale svolta alla narrazione arriva quando il protagonista in preda all'alcol ed alla delusione dovuta ad un assurdo adulterio, perpetrato nei suoi confronti dal personaggio di Perlman che praticamente non farà altro per il resto del film, si traveste da Bigfoot e terrorizza la popolazione attira l'attenzione dei media e del cacciatore di mostri Brock Masterson. Il cacciatore, interpretato da Thomas Lennon un attore di serie B utile giusto per qualche parte come spalla comica, da subito ci fa sorgere una domanda: come mai con un cast di attori capaci e pluripremiati come quello sopra citati sia stato dato il ruolo di antagonista proprio a questo inutile coglionazzo? Vediamo il personaggio che dovrebbe far ridere, ma risultara più penoso di Massimo Boldi anni duemila, inseguire la creatura nei boschi con battutine e gag cretine che fanno rimpiangere le commedie con le scoreggie. Proseguendo con eventi scontati e dialoghi banali arriviamo alla classica conclusione felice con protagonista che si innamora dell'aiutante e il "tutti vissero felici e contenti” che piacciono e non turbano i pubblico ammerdicano. Dopo la la visione ci viene da chiederci una cosa: ”ma chi ha dato i soldi al regista Seth Henrikson per girare questa merda?” Perché scomodare tutti questi attori per una storia che non è degna nemmeno di essere raccontata? In conclusione, spero solo che mr. Seth Henrikson torni a fare il muratore o a lavare i piatti o comunque abbandoni il mondo del cinema insieme allo scrittore di questa cagata, Daniel Meyer. Un film noioso, banale ma sopratutto fottutamene inutile, incapace di far ridere o dare un minimo spunto di riflessione. Da dimenticare.

 

per insulti anche non costruttivi.
www.facebook.com/larecessione
La Recessione
#larecessione

 

 

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