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Il commissionario

Regia di Florestano Vancini vedi scheda film

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La recensione su Il commissionario

di mm40
6 stelle

Un impiegato ministeriale vive e lavora in modo integerrimo, quantomeno all’apparenza. In realtà ben conosce lo squallore e l’assenza di scrupoli morali reconditi nel suo ambiente di lavoro, tanto che pian piano monta in lui un’angoscia nevrotica che lo porta alla follia.

Nella parte finale della sua carriera registica, Florestano Vancini intraprese un proficuo rapporto di lavoro con la televisione di Stato, licenziando una manciata di titoli classificabili fra il degno di nota e l’onesto mestiere. Il primo di questi film è proprio Il commissionario – e appartiene alla prima categoria, va detto immediatamente –, che è tratto molto liberamente da un romanzo di Mario Pomilio (Il cane dell’Etna) con una sceneggiatura firmata dallo stesso Vancini. Il progetto è però di ben più ampio respiro: la Rai affidò dieci pellicole da un’ora ciascuna ad altrettanti registi più o meno noti (oltre al Nostro: Comencini, Lizzani, Squitieri, Maselli…) impegnati nel segno di un titolo delle serie che più programmatico non si può: Dieci registi italiani, dieci racconti italiani. Se Pomilio non è uno dei nostri autori più celebri, comunque il suo travet immerso nella corruzione della macchina statale è un personaggio tuttora attuale e comprensibile, simbolo di una nazione e di un popolo che da sempre prediligono la furbizia, l’inganno, l’arte di arrangiarsi alla legalità e alla trasparenza. Accanto alla lettura prettamente politica della storia c’è quella sociologica, funzionante allo stesso modo; e un protagonista sempre al centro della scena e sempre convincente come Paolo Bonacelli riesce a lasciare un segno profondo su un film che, altrimenti, non andrebbe granchè al di là delle intenzioni di un pamphlet, pur ben argomentato. Altri interpreti da segnalare: Andrea Ferreol, Marisa Mell e Gordon Mitchell; colonna sonora di Manuel De Sica che gioca a fare il Morricone. 6,5/10.

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