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The Devil and Father Amorth

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Devil and Father Amorth

di SCJ
4 stelle

Roma, domenica 1º maggio 2016: il regista, con una piccola telecamera in mano, ci porta in una piccola stanza affollata. Nel giorno del suo novantunesimo compleanno, Padre Amorth si sta apprestando a compiere il nono esorcismo su Cristina, posseduta dal demonio.

 

 

Circa 45 anni dopo il film cult l’Esorcista, William Friedkin, regista di altri successi come Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles, dirige “The Devil and Father Amorth”, documentario che indaga sulle possessioni demoniache e sulle “liberazioni”.

 

Dopo una introduzione nel quale Friedkin ci fa fare un tour dei luoghi che hanno ispirato “L’Esorcista”, ci si sposta a Roma, dove il cineasta incontra Padre Amorth, esorcista della diocesi di Roma che ha dedicato tutta la vita a lottare contro il maligno.

 

Roma, domenica 1º maggio 2016, il regista, con una piccola telecamera in mano, ci porta in una piccola stanza affollata. Nel giorno del suo novantunesimo compleanno, Padre Amorth si appresta a compiere il nono esorcismo su Cristina, con lei ci sono tutti i parenti che pregano con il rosario tra le mani. L’esorcismo che ci viene mostrato non ha nulla di sconvolgente, appena Padre Amoth inizia a pregare in latino, la donna inizia a muovere ripetutamente la testa avanti e indientro, come in una sorta di trance e, con voce artefatta in post produzione per mezzo di alterazioni sonore al fine di renderla verosimilmente “satanica”, urla affermando di essere il demonio, il tutto mentre tre uomini, tra cui il compagno, cercano di trattenerla su di una poltrona dal suggestivo colore rosso sangue. Fin da subito è chiaro -con delusione dello spettatore- che il regista attinge dal repertorio effettistico da cinema horror, manipolando i filmati in modo da ottenere sequenze dal taglio apparentemente più documentaristico, isolando dettagli ed enfatizzandoli e creando una versione spettacolarizzata della realtà che finisce col far perdere credibilità al documentario.

 

Un minuto dopo il termine dell’esorcismo, ci si ritrova in un’atmosfera quasi surreale, in cui nella stessa stanzetta si festeggia il compleanno di Padre Amorth con tanto di torta, candeline e cori dei fedeli, mentre ci domandiamo dove sia finita Cristina a cui nessuno, finito l’esorcismo, sembra dare più retta. Tutti noi vorremmo sapere come si sente "l’indemoniata", cosa avrà provato durante l’esorcismo, sarà stanca e affaticata? Non lo sapremo mai, perché Cristina non viene più inquadrata, ci penserà padre Amorth a farci sapere che la donna non ricorda nulla di quei momenti.

 

Si passa poi alle interviste sul tema “possessioni”.

Mostrando i filmati dell’esorcismo di Cristina, Friedkin intervista il vescovo di Los Angeles, che afferma di non sentirsi pronto ad affrontare il diavolo. Si esprimono anche alcuni dei più illustri neurochirurghi e psichiatri degli Stati Uniti che dovrebbero rappresentare “la ragione”: Jeffrey Lieberman, direttore dell'Istituto psichiatrico dello Stato di New York; Michael B. Primo, professore di psichiatria clinica; Roberto Lewis-Fernández, presidente eletto della World Association of Cultural Psychiatry e Ryan Lawrence, assistente professore di psichiatria clinica.

Tuttavia, al di là delle dichiarazioni dei luminari della neurologia, di fatto pare che nessuno prenda una posizione. Non si nega l’esistenza del demonio ma nessuno la conferma.

In un momento dell’intervista, gli psichiatri sostengono che le vittime di possessioni sono in realtà affette da “disturbo da trance dissociativa”, trattata con la psicoterapia, ma che alcune persone possono trovare soluzione al loro problema psicologico attraverso l’effetto placebo dell’esorcismo, poiché così prevede il loro background religioso.

 

L’argomento è interessante e viene voglia di saperne di più, peccato che nel documentario non venga approfondito sufficientemente. Per saperne un po’ di più sull’argomento faccio una semplice ricerca in rete, e scopro che il disturbo da trance dissociativa è una alterazione temporanea e marcata della coscienza o del senso abituale di identità, caratterizzato da restrizione della consapevolezza riguardo all’ambiente circostante e comportamenti o movimenti stereotipati (urla, vertigini, pianto), con modificazioni estreme ed improvvise del controllo motorio e sensorio. Esiste in particolare anche il Disturbo da Trance di Possessione, alterazione temporanea e marcata della coscienza con assunzione di un’identità alternativa distinta, di solito una divinità, un antenato, uno spirito, con comportamenti complessi e successiva amnesia.

Tutte le identità alternative rappresentano dei tentativi di adattamento per far fronte o padroneggiare le difficoltà incontrate dal paziente. Si stima che il 2% delle persone sperimenti disturbi dissociativi con una prevalenza del sesso femminile.

 

Sorge quindi spontaneo chiedersi: qual è il background di Cristina? Purtroppo nel film nessuno ne parla. Perché?

Il vero fulcro del documentario dovrebbe essere Cristina, di cui però ci fanno solo sapere che è un’architetto di 46 anni, indemoniata cronica e “paziente” di Amorth.

Si legge in qualche recensione che sulla donna “nulla hanno potuto le cure psichiatriche”...

 

In realtà, se si ascolta bene il documentario, è Cristina stessa a dichiarare di non essersi mai voluta far visitare da uno psicologo o da uno psichiatra, poiché è convinta che si tratti di possessione demoniaca.

 

Guardando questo docu-film, ho alla fine l’impressione che manchi un’indagine vera, con gli approfondimenti.

Perché i 500.000 italiani esorcizzati annui (secondo Friedkin) appartengono solo a classi sociali poco acculturate?

Qual è la posizione del Vaticano su Padre Amorth?

 

Quello che possiamo concludere è che, come in tutti gli horror che si rispettino, dopo l’esorcismo Cristina riuscirà ad essere solo apparentemente liberata dai demoni (89, come confessa la donna mentre è in trance), i quali resteranno dentro di lei pronti a farla urlare contro ogni tentativo essere liberata.

 

A un certo punto il “documentario” si dirige verso un epilogo tragicomico: il regista fissa un incontro con Cristina e il compagno Davide, l’appuntamento è qualche settimana più tardi ad Alatri, il paese dove vive Cristina, davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore. La donna inizialmente non si presenta. Friedkin la trova casualmente all’interno della chiesa, mentre urla e striscia sul pavimento in preda al demonio… A Friedkin non resta che andarsene per lo spavento. Dove sarà il compagno della donna? Come è andata a finire? Tutto ciò ovviamente non si può vedere, poiché che quel giorno, guardacaso, il regista non aveva con sé la telecamera. Però ce lo racconta lui, motivo per cui ci dobbiamo assolutamente fidare.

 

Nonostante la simpatia che proviamo verso il regista, risulta davvero difficile prendere tutto sul serio questo docu-film che sembra più un servizio adatto ad una emittente religiosa.

Un sospetto però mi resta: gli intervistati, soprattutto quelli “indemoniati”, saranno stati retribuiti?

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