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The Place

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su The Place

di travis83
7 stelle

Dopo il grande successo di pubblico e critica di "Perfetti sconosciuti" ecco "The Place", adattamento di "The Booth at the End", una serie tv americana del 2010.  Per Paolo Genovese giunto al suo ottavo film da regista ed il secondo lungometraggio dove l'atmosfera che aleggia la pellicola è di stampo teatrale.

Anche qui come in "Perfetti sconosciuti" tutta la scena si svolge in un solo luogo, The Place: un bar/ristorante qualsiasi, con un uomo seduto ad un angolo. Davanti a lui un tavolo, una voluminosa agenda su cui scrivere ed annotare, ed un'altra sedia, freneticamente occupata da vari visitatori, persone qualunque che chiedono desideri da esaudire, in cambio di compiti da svolgere.

Il tema centrale del film è, cosa siamo disposti a fare veramente, per ottenere ciò che uno vuole?

E' un film ambizioso, nel voler affrontare temi eticamente e moralmente profondi e inediti per il cinema italiano.

Genovese indaga la parte più oscura dei suoi protagonisti, chiedendo però loro di guardare al proprio io.

Valerio Mastandrea il protagonista del film, gioca la sua parte tutta di sottrazione, ascoltando e impartendo ordini, senza mai giudicare. Il suo personaggio non interferisce, istruisce il male provando pietà per chi è chiamato a compierlo. Non ha un nome, il suo personaggio, perché indefinibile. Potrebbe essere Dio così come un angelo, il diavolo o la nostra coscienza, se non addirittura una pura e semplice visione.

La pellicola sorretta da un bel cast variegato di bravissimi attori nostrani sfrutta una sceneggiatura con battute taglienti e tratta temi molto profondi senza toccare il grottesco. Un opera complessa che fa discutere, sono i classici film che o si adora fin da subito, o si odia fin prima 10 minuti, non ci sono vie di mezzo.

Sicuramente Paolo Genovese dimostra di essere un valido autore, gia ai tempi di "Immaturi" aveva osato inserire temi insoliti per una commedia. In questo dramma esistenziale dimostra che il cinema autoriale italiano può osare e non essere solo la classica macchina da botteghino che non lascia nulla allo spettatore. Qui lo spettatore si interroga su quello che ha visto i volti e le storie dei vari personaggi rimangono impresse.

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