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Regia di Deborah Haywood vedi scheda film

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La recensione su Pin Cushion

di alan smithee
5 stelle

VENEZIA 2017 - SETTIMANA DELLA CRITICA - ARTEKINO FESTIVAL 2018

Due donne affiatate, dall'aria bizzarra ed un po' goffa, arrivano in città con una presenza scenica così insolita e colorata, che risulta impossibile non notarle, così come rinunciare a non deriderle, o prendersi gioco di loro.

Sono una madre, obesa e claudicante a causa di una gamba più corta dell'altra, e la adorata figlia, adolescente in fase di sviluppo, e come tale avvolta da un aspetto fisico incerto ed in formazione, che si presta a maliziosi malintesi o a poco accorte valutazioni di massima, basate aridamente sa un solo punto di vista superficialmente estetico.

Morale: vengono entrambe prese di mira sino a divenire oggetto di comportamenti intolleranti, se non proprio vittime di episodi di greve bullismo.

Sapranno come riuscire a trovare la forza di riscattarsi, anche a costo di ricorrere a metodi e mezzi "definitivi" e spiazzanti, capaci di lasciare un segno nell'infido, irriducibile avversario.

Con uno stilizzato uso del colore che esalta e predilige le tinte pastello alla maniera bizzarra di un nuovo Solondz, la regista debuttante Deborah Haywood ci racconta, con questa bizzarra favola nera dai risvolti grotteschi, la "resistibile" riscossa di una coppia sui generis di madre e figlia, legatissime da un rapporto reciproco fortissimo, sin quasi morboso, che le vede tuttavia pianificare con disarmante (ed apparente) serenità d'animo, la dinamica di una vendetta che si preannuncia cruciale e capace di lasciare l'impronta.

La Haywood si concentra sui corpi dall'incedere buffo ed incerto delle due straordinarie, atipiche protagoniste, sulle espressioni del viso delle due, deformate dalle pieghe scabrose verso cui la vita volge al loro semplice apparire, su cui la cineasta pare concentrarsi sino all'infinito; ma alla sostanziale riuscita della pellicola contribuiscono non poco le due straordinarie interpreti  Joanna  Scanlan (la madre) e Lily Newmark, chiamate ad impersonare altrettanti rispettivi personaggi bizzarri, ma anche molto umani, vittime di una intransigenza latente che rende la folla un mostro freddo ed incapace di comprendere quanto sia crudele ed efferato.

 

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