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La promessa dell'alba

Regia di Eric Barbier vedi scheda film

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La recensione su La promessa dell'alba

di Furetto60
6 stelle

Film biografico sulla vita di "Romain Gary," pilota, diplomatico, ma soprattutto grande scrittore francese.

Romain Gary, è nato nel 1914 nell'allora Impero russo, per la precisione nell'attuale Lituania, di origine ebrea, il film segue le tappe fondamentali della sua vita: dall’infanzia indigente degli anni Venti in Polonia, da cui lui e la madre sono costretti a fuggire, dopo l’ascesa al potere di Hitler, fino all’adolescenza in Francia a Nizza e Parigi. Romain è un ragazzino vivace, che non ha conosciuto il padre, ma in compenso ha una madre Nina, alias Charlotte Gainsbourg, iperattiva e possessiva, irascibile e tenace, che lo plagia in tutte le sue scelte. Profondamente  legato a lei da un amore morboso e intimo, compiace pedissequamente le grandi ambizioni, che la mamma nutre nei suoi riguardi, un futuro da ambasciatore o grande scrittore, dopo aver scartato la musica, che non fa al caso suo e la pittura che gli piace, ma a parere di Mina, non porta fortuna e quattrini. In sostanza nell’arco di tutta la sua vita non fa altro che assecondare tutti i desideri della madre, peraltro caparbiamente convinta che il suo ragazzo sia speciale e infatti ci si dedica anima e corpo, malgrado sia affetta da una gravissima forma di diabete. Sostenuto da una energia, così prorompente, Romain si sente obbligato  a impegnare la sua intera esistenza alla realizzazione delle velleità materne, subordinando le aspirazioni personali a quelle di Nina. Sotto l'egida di questa madre eccentrica e invadente, Romain si affaccia alla vita con i primi amori e le prime sfuriate della mamma che lo vuole tutto per lei , mentre la loro casa è affollata di dame eleganti che mettono i cappelli che Nina con molta perizia cuce per loro. Quando però gli affari cominciano ad andare male, dichiara fallimento, ma non si arrende e cosi si trasferiscono a Nizza, dove apre un grazioso hotel in riva al mare, mentre spinge il suo ormai giovane figlio,  a partire per Parigi e poi per la guerra. Tra viaggi, separazioni e promesse, tra lettere infinite, Romain, diventa tutto quello che Mina aveva sognato per lui. Romain Garyè stato uno degli scrittori più importanti del Novecento francese. Il film ne racconta vent’anni di vita, in cui costui, sull’onda dell’impulso materno, riesce a eccellere in tutto quello che fa. E, infatti, nonostante la guerra e le sue svariate disavventure, continua sempre a scrivere, e si butta in svariate attività, inseguendo  sempre il successo, per compiacere le “malate” ambizioni materne: dall’arruolamento nell’esercito, fino agli studi di giurisprudenza e alla carriera da scrittore famoso, ma oltre che militare, non gli danno i gradi perché è ebreo, diventa aviatore, membro della resistenza, diplomatico, si cimenta perfino nel fare lo sceneggiatore e il regista, Quando torna dal fronte, va a trovare la mamma e scopre che è morta da tre anni, ma ha scritto tutte le lettere che puntualmente gli sono state spedite postume, poiché convinta che sapere della sua fine, lo avrebbe stravolto al punto che non sarebbe riuscito a sopravvivere alla guerra.

 Nina è una donna sicuramente fuori dal comune, una figura ambivalente nel suo alternare brama di gloria a slanci di amore immenso. Tuttavia nessuna critica, sfiora questa ingombrante presenza materna, non arriva né da Romain del film, salvo qualche accenno di protesta in fase puberale, e nemmeno dal regista che si attiene alle indicazioni dell’omonimo romanzo autobiografico da cui il film è tratto, Come ha detto Barbier, il regista di La promessa dell’alba: «La loro vita è un susseguirsi di occasioni afferrate o mancate, d’incontri, di azzardi finiti bene e di azzardi finiti malamente. È una sovrabbondanza di situazioni. La materia prima del romanzo batte l’immaginazione e ci mette davanti ad una molteplicità vertiginosa di scene». Il coraggio di un ragazzo e il sogno di prendere tutto ciò che questo mondo ha da offrirgli, rendono la sua vita una grande avventura. Da una parte un’ossessione quasi morbosa per la gloria del figlio, dall’altra tutto ciò che l’amore materno può dare: è difficile giudicare il comportamento di Mina. Ma ammette: «con l’amore materno, la vita fa all’alba una promessa che non potrà mai mantenere .Morirà suicida ad appena 66 anni, proprio come l’ex moglie Jean Seberg, ma questo nel film non si vede. Girare film biografici è difficile, il regista ci prova, ma sembra non riuscire a dare una connotazione precisa al racconto, che oscilla tra situazioni smaccatamente grottesche a risvolti estremamente drammatici. Lodevole la prova degli attori, ma il film nel complesso appare troppo sopra le righe, come Mina.

 

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