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Cinque pezzi facili

Regia di Bob Rafelson vedi scheda film

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La recensione su Cinque pezzi facili

di chinaski
9 stelle

Quello che affascina e cattura è lo spirito degli anni settanta incarnato nello splendido personaggio di Robert Eroica Dupea. Il viaggio, l’individualismo, gli spazi aperti. Non esiste forma di lavoro al quale l'uomo debba assoggetarsi, non esistono regole borghesi alle quali sottostare. Robert rappresenta un'inquietudine esistenziale, quella di un uomo in continua lotta contro se stesso e contro quelle regole sociali che vorrebbero ingabbiarlo in una vita fatta di routine e di giorni tutti uguali. Dice Robert - Me ne vado prima che le cose marciscano. Perchè è lui che non riesce a trovare stabilità, che non riesce ad adeguarsi. Incontrata una donna bella e colta (Catherine) e innamoratosi di lei, si accorgerà di quanto sia impossibile anche questa utopia emotiva, un'ennesima illusione su una storia d'amore irrealizzabile. 

L’ unica donna che ama Robert è una cameriera non troppo intelligente ma molto sensibile. Un animo che si contrappone a quello di Robert in maniera dolorosa e malinconica. Robert è incapace di legarsi ad un’altra persona perchè fondamentalmente quello che lui ricerca è la libertà. In un’America stupenda per i suoi colori, le sue atmosfere e le sue strade ci perdiamo anche noi inseguendo le vicende di Robert. Un’ America fatta di stazioni di benzina, motel, suggestivi boschi e passaggi in autostop. Lo spirito di un’ epoca, dicevo. Qualcosa che sento dentro al cuore e che mi riempie di malinconia. Una vita fuori dai canoni, avventurosa, perennemente in movimento. Quanto abbiamo dimenticato questa possibilità, questo modo di poter vivere. Nella ricerca di una perenne e compiaciuta stabilità ci siamo adagiati sui divani davanti alle televisioni, ci siamo rinchiusi in famiglie e abitudini, ci siamo assuefatti ad un lavoro perennemente uguale a se stesso. Rinunciando alle sue origini borghesi e alle sue doti di pianista Robert compie una scelta coraggiosa, decide di immergersi nella vita reale, fatta di quello che capita, di quello che riesci a guadagnare. Ancora una volta, alla fine, non riuscirà a tradire il suo istinto. Dopo essersi guardato allo specchio la scelta sembra scontata. Continuare a vagare. Continuare ad essere vento e aria e fuoco. Continuare a bruciare nel freddo dell’ inverno e della vita. Un film bellissimo e commovente, crepuscolare nella sua essenza e con uno strepitoso Jack Nicholson, che come pochi, tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, ha saputo far coincidere il bisogno di libertà dell’ individuo con la sua stessa natura di uomo e attore.

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