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Il caso Moro

Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Il caso Moro

di hallorann
8 stelle

Il 16 Marzo del 1978 venne rapito dalle Brigate Rosse il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, quella mattina doveva nascere il primo governo sostenuto dal partito comunista. Il comando delle Brigate Rosse dopo aver trucidato i quattro componenti della scorta, prelevarono l’onorevole Moro portandolo in un luogo segreto, la cosiddetta “prigione del popolo” in cui verrà sottoposto a interrogatorio, processo e dopo estenuanti e inutili trattative condannato a morte dopo 55 giorni di prigionia. Tanti i misteri, gli intrighi e i “buchi” di quei drammatici giorni della nostra storia recente. Nel 1986 Giuseppe Ferrara, documentarista e regista tra gli altri di CENTO GIORNI A PALERMO (sull’omicidio di C.A.Dalla Chiesa), gira IL CASO MORO ispirato dal libro I GIORNI DELL’IRA di Robert Katz, scritto con Armenia Balducci e lo scrittore statunitense. Il racconto si dipana partendo da un doppio punto di osservazione: Moro in famiglia che fa colazione e saluta i familiari, i brigatisti che si preparano per l’agguato di via Fani. “La guerra allo Stato imperialista delle multinazionali” sembra aver preso corpo per le B.R. con un’operazione di geometrica potenza toccandone il cuore, mentre le indagini e i tentativi di liberare l’ex Presidente del Consiglio sembrano essere complicati da equivoci, silenzi, omertà, paure e azioni di depistaggio. Moro, nel frattempo, viene sottoposto agli interrogatori dei brigatisti in particolare del capo Mario Moretti, le incertezze e le divisioni interne dei politici sono rappresentate da tutte le forze politiche: i colleghi della D.C. mettono in dubbio la veridicità delle numerose lettere da lui scritte e sono contrari ad ogni trattativa con i brigatisti; i comunisti per marcare le distanze ideologiche con l’estremismo dei terroristi si accodano alla linea della “balena bianca”; i socialisti sono gli unici disponibili al dialogo aprendo un canale con i rapitori ma fallirà miseramente. I familiari angosciati assistono impotenti all’evolversi negativo della vicenda e rimangono sgomenti di fronte al “teatrino” della politica. Anche le B.R. sembrano divise sul destino di A.Moro: Adriana Faranda e Valerio Morucci sono per la liberazione dell’ostaggio in modo da destabilizzare o meglio disarticolare (termine abusato nei comunicati B.R.) l’ambiente politico che gli ha voltato le spalle; Moretti e Prospero Gallinari sono per l’esecuzione perché “A.Moro, dopo il suo degno compare De Gasperi è stato fino a oggi il gerarca più autorevole, il “teorico” e lo “stratega” indiscusso di questo regime democristiano che da trenta anni opprime il popolo italiano”. IL CASO MORO è il miglior film in assoluto di Ferrara, innanzitutto per la ricostruzione che sta a metà strada tra il film di denuncia e il documentario inframmezzato da immagini dei Tg dell’epoca, per lo stile stringato e realista, per il commento musicale cupo e angosciante di Pino Donaggio e per degli interpreti straordinari. In primis Gian Maria Volontè che nel ’76 in TODO MODO di Elio Petri impersonò un Moro untuoso e bieco manovratore di intrighi, nel film di Ferrara, invece, appare come un uomo mite e lucido, fragile e determinato, solo e sconfitto; l’attrice argentina Margarita Lozano una orgogliosa Eleonora Moro; Mattia Sbragia un duro e ostinato Moretti, E.M.Modugno la vivandiera Braghetti e tanti altri ancora. Nonostante nel corso degli anni siano venute alla luce alcune novità come il terzo carceriere Germano Maccari e altri particolari, il film non ha perso smalto e verosimiglianza, l’atmosfera degli anni di piombo e l’incubo di quei due mesi è rimasta intatta, molto diverse sono state le pellicole successive dedicate a quegli avvenimenti come il confuso e velleitario PIAZZA DELLE CINQUE LUNE di Martinelli e l’onirico BUONGIORNO, NOTTE di Bellocchio da un lato più concentrato sulla prigionia e sulla carceriera Braghetti, dall’altro una personale e potente ricognizione/interpretazione dei fine settanta.

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