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La ragazza della 5 ª strada

Regia di Gregory La Cava vedi scheda film

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La recensione su La ragazza della 5 ª strada

di darkglobe
8 stelle

L'ironia di la Cava sull'intreccio sociale

Tutti possono ricordare facilmente Gregory La Cava per la deliziosa commedia L'impareggiabile Godfrey. La ragazza della quinta strada, diretto e scritto in collaborazione con Allan Scott, riprende il tema della differenza e commistione di classi sociali su cui lavorare con sagace ironia, ma questa volta il ruolo del Godfrey è affidato ad una donna, la saggia e squattrinata ragazza di nome Mary Grey, interpretata da Ginger Rogers che per la prima volta abbandona il ruolo di ballerina - pare quasi voglia farlo dimenticare - e dimostra di essere una vera attrice.

Il film inizia con una discussione tra il ricco industriale di pompe idrauliche Alfred Borden (Walter Connolly) ed alcuni rappresentanti sindacali, che richiedono al padrone sempre nuovi sforzi economici. La discussione sembra animata ma, una volta conclusasi, l'industriale, che subito dimostra la sua vera indole informandosi se i familiari dei suoi interlocutori stiano bene, riceve in regalo dalla propria segretaria una sgargiante cravatta, essendo il suo compleanno. Purtroppo tornato a casa, speranzoso per una calorosa accoglienza, trova solo il fidato e impomatato maggiordomo Higgins (Franklin Pangborn), suo mentore e scudo morale il quale, di fronte all'amarezza dell'industriale, che ricorda che nella vita avrebbe "voluto solo una famiglia e potersi divertire", gli confida di essere "felice potendo assaporare i privilegi dei ricchi senza il peso delle loro responsabilità". Alfred ha appena scoperto che i familiari si sono dimenticati del suo compleanno ed addirittura la moglie Martha (Verry Teasdale) è in uscita galante con un noto gigolò, il figlio Tim (Tim Holt), invece di occuparsi dei clienti dell'azienda, è fuori per una partita di polo e la figlia Katherine (Kathryn Adams) sta bighellonando con i suoi amici. Stufo della situazione se ne va a Central Park per distrarsi e lì incontra una ragazza con soli 5 dollari in tasca, una mela da mordere e qualche biscotto, alla quale propone di festeggiare il suo compleanno nel miglior ristorante della zona. Di lei, un angelo roosveltiano, si sa poco, tranne che disprezzi i ricconi della "quinta strada", ma per fame accetta l'invito. Ed è alla festa che Alfred Borden si fa riconoscere dalla moglie, che cena giusto là con il suo accompagnatore.

La mattina dopo - la serata si è conclusa con ubriacatura e scazzottate varie - l'industriale, con un occhio nero, ritrova in casa Mary, che, ormai alticcio, aveva invitato a dormire da lui, suscitando così l'immediata gelosia dell'attonita moglie; è in quell'istante che intuisce come risollevare le sorti della sua sgangherata famiglia, offrendo a Mary uno stipendio di segretaria, accompagnatrice e finta amante. Con Mary, che si divide tra le stanze dei ricconi e quelle della servitù dispensando la sua saggezza, Alfred si dedica all'allevamento di piccioni sul terrazzo della propria abitazione, tra la disperazione del figlio Tim, che vede franare l'azienda familiare, e quella della moglie Martha, che sente sfuggirsi di mano il marito; il quale ultimo organizza sadicamente finte uscite festaiole notturne, accompagnato dall'amica in piume e lamé, mentre in realtà l'autista comunista Mike (James Ellison), di cui è invaghita la figlia dell'industriale, li scarrozza semplicemente in auto per il quartiere.
Tim, che inizialmente mostra tutta la sua intolleranza per Mary, si trasforma per necessità in abile manager pur di recuperare le sorti dell'azienda, mentre Martha si riavvicina progressivamente al marito, abbandonando il suo amante. Alla fine Mary, stufa della farsa, confessa in lacrime la verità mentre Katharine annuncia che ha sposato Mike, il quale, tra lo sgomento della neo-suocera, ha deciso di licenziarsi e di aprire un negozio di riparazioni. Alfred Borden torna quindi a dormire nuovamente nella stanza della moglie mentre per Mary vi è un romantico ed inatteso inatteso finale

Si tratta di un film dal passo attento, con una sottile ironia, basata su battute memorabili e che mira allo spettacolo che nasce dallo sfrido e dalla commistione delle classi sociali: "Bella la tua casa", afferma Mary sotto la scala imponente, simbolo dell'opulenza della famiglia Borden, "Certo, meno la vedo e più mi piace" risponde l'industriale. I ricchi sono in questo clima permeati da uno strano senso di colpa (il capofamiglia si dichiara "non capitalista, ma vittima del capitalismo") eppure la ricchezza dovrebbe avere origine solo dalla laboriosa ricostruzione successiva ai disastri del '29; la figlia si diverte, nonostante il fallimento familiare ed industriale, a giocherellare con una pletora di facoltosi e vuoti figli di papà, ma in cuor suo prova un debole per l'umile Mike, anticapitalista quasi comico nella sua ostentata e un po' ottusa difesa delle classi povere; la saggia Mary afferma infine che "i ricchi non sono altro che poveri con i soldi", a sottolineare quanto possa essere imponderabile il confine tra classi agiate e disagiate (come del resto dimostrava il buon Godfrey), queste ultime declinate da La Cava in varie ed originali forme.

Poi c'è il divertito gioco delle coppie, che si alternano scenograficamente in posizioni analoghe di fronte alla camera, lei a sinistra lui a destra (Alfred e Mary, il gigolò e la moglie, Tim e Mary) quasi a segnare la continuità logica di questo strano intreccio sociale e di coppie. Ultima stranezza, che conferma l'ironia con cui sono stati costruiti i personaggi della scenografia, è la similitudine tra i nomi dei due figli del protagonista e i nomi reali degli attori.
Grandiosa l'interpretazione di Walter Connolly a cui per la prima volta venne affidato il ruolo di protagonista principale.
Si ripete in sintesti lo stesso schema concettuale già presente ne L'impareggiabile Godfrey: vi è una famiglia benestante in subbuglio e per rimettervi ordine è necessario l'intervento di un elemento estraneo, alieno per atteggiamenti e strato sociale, ma utile a riportare tutti gli elementi della famiglia sui binari del mondo reale e delle consuetudini del rispetto e delle affettività visceralmente umane.
In conclusione un film all'apparenza leggerino dietro il quale si nasconde la mano sapiente di un regista di rara raffinatezza che, come giustamente scrive qualche critico, meriterebbe una seria retrospettiva.

 

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