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Il mistero della donna scomparsa

Regia di George Sluizer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mistero della donna scomparsa

di joseba
8 stelle

Rex e Saskia sono due giovani olandesi di Amsterdam in vacanza nel sud della Francia. Viaggiano spensieratamente su una piccola macchina con le biciclette sul tettino e il serbatoio mezzo vuoto. Finita la benzina in una galleria, Rex si dirige a piedi alla più vicina stazione di servizio lasciando Saskia da sola: al suo ritorno la trova fuori dal tunnel visibilmente contrariata, ma una volta arrivati al distributore i due si rappacificano e le cose sembrano promettere bene. Prima di ripartire però Saskia va nell'autogrill a prendere qualcosa da bere senza tornare mai più. Che fine ha fatto? Dopo tre anni Rex la cerca ancora... Tratto dal romanzo "The Golden Egg" di Tim Krabbè (anche sceneggiatore), "Spoorloos" è un noir con gelide venature horror che parla di solitudine, follia, amore e morte. Il film inizia in un campo di grano, con una panoramica orizzontale da destra a sinistra che passa da un insetto stecco inquadrato in primo piano al serpentone dell'autostrada sul quale sfreccia la macchina dei due olandesi: un movimento che nel suo lento scivolare sulle spighe mosse dal vento ci parla delle insidie nascoste nella normalità, così perfettamente mimetizzate da risultare invisibili finché non ci si imbatte in loro. L'impercettibilità della follia è il nucleo tematico di tutto il film, uno dei noir più sobri e disadorni degli anni '80. Il consueto e logoro canovaccio da road movie (una coppia in viaggio, il litigio e l'apparente riconciliazione) è lacerato dallo sguardo micidiale di una normalità in caccia di vittime nei non-luoghi della postmoderno (l'autogrill come tempio dell'anonimato). La Francia del Sud rappresentata da Sluizer, sorta di idillio feroce, è il teatro impassibilmente verdeggiante che ghermisce personaggi incolpevoli come l'ingenua Saskia (una perfetta Johanna Ter Steege) o che alleva e nasconde integratissimi sociopatici come Raymond Lemorne (interpretato da Bernard-Pierre Donnadieu). Il rapimento di Saskia da parte del calcolatore Raymond e la successiva macchinazione dello stesso per riservare a Rex lo stesso trattamento, ambedue realizzati con una freddezza sconcertante, sono letteralmente assurdi nella loro matematica gratuità: gesti compiuti per stabilire un ordine aritmetico, un equilibrio simmetricamente perfetto. Un atto eroico è tale solo se controbilanciato dal peggiore dei crimini, il bianco è bianco solo se paragonato al nero e così via: assiomi che slittano dalla teoria alla pratica con effetto psichicamente dislocante. La tonalità della narrazione è straniante, la fotografia di Toni Kuhn raggelante, i dialoghi di Krabbè quasi surreali nel loro retrogusto oniroide (del resto il titolo del romanzo fa riferimento all'incubo di Saskia che si sogna imprigionata in un uovo dorato che fluttua nello spazio). E la ponderatissima, straordinaria interpretazione di Donnadieu è semplicemente spaventosa: la statica fisicità dell'attore diventa il fulcro intorno a cui il racconto ruota come una giostra impazzita, trovandosi sempre decentrato rispetto alla verità che viene distillata col contagocce dal personaggio. La sua perfezionistica imponenza (si cronometra, prova, si registra, controlla la propria frequenza cardiaca) misura e scandisce le reazioni di tutti i personaggi, specie di metronomo vivente che ve perfezionandosi (e irrigidendosi) sempre di più nel corso del tempo. Culmine quieto del delirio d'ordine e del perfezionismo del personaggio è il finale: sotterrati i due fidanzati nel giardino, Raymond siede su una panchina: la sua postura è rigida, spigolosa, immobile, il suo sguardo dietro le lenti degli occhiali vitreo, spento, assente. L'equilibrio è definitivamente ristabilito: adesso è un eroe, un perfetto matematico, un dispensatore di morte che ha regalato l'amore eterno alle sue vittime, emblematicamente incastonate nelle uova dorate dei loro sogni. "Spoorloos" è un film in cui l'amore non ha altra modalità di esprimersi al di fuori dell'assenza.

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